Dopo aver smesso di leggere giornalacci e giornalucoli del Potere, sono tornato a respirare un po' d'aria fresca e ho perduto l'abitudine alla prosa colta, ampollosa e ipocrita di certi giornalisti che passano pure per maestri di scrittura. Perciò è stata una sorpresa leggere sulla Verità brani di Ezio
Mauro, stralciati dal suo ultimo articolo su Repubblica. Hanno risvegliato in me
una antica ripugnanza. Mauro, con la sua faccia da chierico ortodosso e soddisfatto e la
sua prosa paludata mi è sempre stato profondamente antipatico. Ma questo
articolo, dove se la prende con i cosiddetti negazionisti del cambiamento
climatico, è scritto con un tono pontificale così insopportabile che meriterebbe di essere
conservato sotto vetro nel Museo del conformismo nazionale.
“La resistenza culturale che rischia di diventare movimento transnazionale
contro il Green deal è in realtà l’ultima manifestazione di un fenomeno che
attraversa tutte le democrazie occidentali, e che potremmo chiamare il Grande
dubbio... Un meccanismo che indebolisce ogni livello di governance perché
disabilita la capacità delle democrazie di fare sistema, esercitando il comando
e capitalizzando il consenso, naturalmente nella distinzione tra maggioranza e
opposizione. Non si riesce più a coalizzare l’opinione pubblica attorno all’interesse
generale della comunità”.
Questi ‘negazionisti’, scrive il chierico, “cancellano la realtà che impone
di far fronte al pericolo, e negano che il problema climatico esista, come ieri
negavano il vaccino, o addirittura il virus […] Nell’emergenza non vedono l’interesse
generale da tutelare, ma gli interessi particolari da regolamentare”.
Mauro chiama il Potere ‘governance’, con elegante parola astratta e
generica. Più chierico di così!
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