Lo scienziato Viktor Pavlovič Štrum è forse il personaggio più in evidenza di ‘Vita e destino’. I rapporti incerti che ha con la propria moglie Ljudmila, il suo lavoro osteggiato dalla burocrazia bolscevica e la sua delicata storia d’amore con Mar’ja Ivanovna, moglie del collega Sokolov, potrebbero costituire il corpo di un romanzo a sé. Grossman dà prova qui di una grande finezza psicologica. Ljudmila, che ha perduto in guerra il figlio avuto dal primo marito, è chiusa nel proprio dolore e rimprovera a Štrum, che è quasi esclusivamente impegnato nel lavoro di scienziato, di essere un egoista. Ma anche Štrum si sente solo, ha bisogno di comprensione e la trova in Mar’ja Ivanovna. “Ogni parola che usciva dalla bocca di Mar’ja Ivanovna pareva a Štrum piena di senno, di delicatezza, di bontà; ogni movimento esprimeva grazia, dolcezza... Lei era una persona speciale, non l’attiravano né la ricchezza né la gloria né il potere. Anzi, desiderava dividere con lui [Štrum] la cattiva sorte, il dolore, le privazioni... Gli pareva che questa donna, a cui aveva appena baciato le dita, avrebbe potuto prendere il posto di tutto ciò che lui desiderava dalla vita, che sognava: la scienza, la gloria e la gioia del consenso generale”.
Štrum ha fatto una importante scoperta scientifica e ne parla con entusiasmo con il collega Sokolov. “Due uomini sedevano in una povera stanza, e un legame ineffabile li univa, e univa entrambi ad altri uomini di diversi paesi, e ad altri ancora, vissuti secoli addietro, il cui puro pensiero tendeva al fine più alto e grande che a un essere umano sia dato perseguire”. Ma il Comitato Centrale del partito e i dirigenti dell’Istituto di fisica criticano la scoperta di Štrum perché essa contraddice le idee di Lenin sull’origine della materia. Štrum risponde che la logica delle scoperte matematiche è più forte della logica di Engels e Lenin e che il partito poteva tranquillamente adattare le idee di Lenin alla matematica e alla fisica, ma non la fisica e la matematica alle idee di Lenin. Štrum rifiuta di pentirsi e di fare autocritica. Nel giornale murale affisso nell’atrio dell’Istituto di fisica appare un articolo intitolato ‘Sempre col popolo’. Nell’articolo si esaltano la scienza e gli scienziati, però si deplora che esistano singoli scienziati che non sentono la loro responsabilità di fronte al popolo, che sono vanitosi e seguono teorie idealistiche e reazionarie. Štrum sente che l’articolo, anche se non fa il suo nome, è rivolto proprio contro di lui e si prepara a pagare un caro prezzo per il proprio spirito libero: prima l’allontanamento dall’Istituto di fisica e poi l’arresto come nemico del popolo. Vive giorni di angoscia. “Gli sembrava che lo Stato, nella sua collera, sarebbe stato capace di privarlo non solo della libertà e della pace, ma anche dell’intelligenza, del talento, della fede in se stesso, e di trasformarlo in uno scialbo filisteo, ottuso e monotono”. Ma ad un certo momento, pur consapevole dei rischi che corre, Štrum prova il piacere di sentirsi libero ed è invaso da una sensazione di leggerezza e di chiarezza. Spiega a Ženja, la sorella di Ljudmila, che ha portato un pacco a Krymov, l’ex marito ora detenuto come trockista nel carcere della Lubjanka: “Ženja cara, lei ha agito secondo coscienza. Creda, è la cosa migliore che è data all’uomo... Tolstoj, a proposito delle pene capitali, scrisse ‘Non posso tacere!’. Noi invece abbiamo taciuto nel ’37, quando giustiziavano migliaia di innocenti... Se l’uomo trova in sé la forza di fare quello che gli detta la coscienza, allora prova un impeto di felicità...”. Ma accade un miracolo che cambia completamente la condizione di Štrum. Stalin in persona gli telefona per dirgli: “Mi pare che lei lavori in una direzione interessante”, e conclude: “Buon lavoro, compagno Štrum”. Per un migliaio di anni la Russia era stata il paese dell’autocrazia e del dispotismo, scrive Grossman, ma in mille anni di storia russa non c’era mai stato un potere paragonabile a quello di Stalin. Di colpo tutti i dirigenti che accusavano Štrum e gli amici impauriti che lo evitavano gli si affollano intorno affettuosamente. Štrum è felice, ma anche scontento: il senso di libertà che prova adesso non è così intimo e intenso come quando resisteva alle imposizioni della burocrazia. Quando era in disgrazia aveva pensieri elevati; ora che ha la fiducia dei superiori, ha pensieri vuoti e meschini. Quando era in disgrazia si sentiva più forte e libero. Ma ecco un nuovo capovolgimento. Scienziati inglesi e americani accusano lo Stato sovietico di aver fatto fucilare molti intellettuali russi del tutto innocenti e in particolare i dottori Levin e Pletnev, presunti assassini di Gorkij. Bisogna che gli scienziati sovietici rispondano a questa “infame campagna”. Il direttore dell’Istituto di fisica, Aleksej Alekseevič Šišakov, convoca Štrum nel proprio ufficio e gli chiede di firmare la lettera di risposta già scritta. “Aleksej Alekseevič guardò Štrum negli occhi. Viktor Pavlovič conosceva questo sguardo aperto, onesto, proprio di chi è in procinto di commettere una porcheria”. Dopo qualche timida esitazione, Štrum firma. Ma poi si accorge di aver tradito le proprie idee e si vergogna di sé, specialmente vedendo che coloro che avevano ammirato la sua precedente capacità di resistere e l'avevano considerato un esempio non hanno firmato.
(continua al post successivo)
Nessun commento:
Posta un commento