Viglione è un coraggioso storico cattolico che afferma con grande chiarezza e ricchezza di argomenti che la crisi odierna dell'Italia proviene, attraverso due guerre mondiali, il ventennio fascista, il mezzo secolo di governo democristiano e i papi del Concilio Vaticano II, direttamente dal Risorgimento e dai metodi autoritari e corrotti con cui fu realizzata l'unificazione del Paese. Per Viglione la crisi dell'Italia repubblicana è cominciata il giorno stesso del referendum che l'ha istituita, il 2 giugno del 1946; ma per fissare una data d'inizio meno pessimistica, calcolata, più che sugli oggettivi fatti storici, sulla mia percezione di contemporaneo, direi che la crisi si è dichiarata il 12 dicembre 1969, giorno della strage di piazza Fontana, a Milano. Da allora l'Italia non ha avuto più pace. Ma una crisi che dura ininterrottamente da oltre 50 anni, senza mai conoscere miglioramenti, non è più soltanto una crisi, ma uno sfacelo catastrofico. Viglione è categorico: "In questi ultimissimi anni stiamo assistendo alla dissoluzione dello Stato nato dal Risorgimento e agli inizi del tentativo di far dissolvere anche gli italiani come popolo". Viglione parla solo di "inizi" di un tentativo, perché egli scrive nel 2016. Sei anni fa, il blocco totale delle attività del paese e la chiusura in casa degli italiani per motivi sanitari, con tutte le situazioni grottesche che ne sono derivate, sembravano pura fantascienza. L'immigrazione dall'Africa non era ancora ai livelli di oggi; e anche la guerra in Ucraina, benché covasse da anni sotto la cenere, non sembrava dovesse scoppiare con tanta violenza e trascinare immediatamente il servile governo italiano a fianco di coloro che quella guerra l'avevano lungamente eccitata. E' stato sorprendente per me scoprire, già da qualche anno, che gli studiosi cattolici tradizionalisti, proprio in quanto cattolici, sono capaci di offrire l'interpretazione più penetrante e più coerente della realtà. Ciò accade perché non è possibile comprendere gli aspetti assurdi e drammatici del tempo presente, se non si parte dal rifiuto della modernità, di questa modernità, di questa tecnologia che domina il mondo e che ha alterato i rapporti umani; se non si difendono i valori dello spirito, dei sentimenti, della natura umana; se non si prendono le distanze dai contingenti interessi materiali, economici, politici, elettorali. Non voglio sostenere che questi valori e questo disinteresse siano, in assoluto, monopolio dei cattolici. Penso proprio di no. Però oggi non vedo nessuno studioso o politico laico che li sostenga con generosa spregiudicatezza e che offra una critica convincente del mondo presente e una prospettiva possibile per il futuro. Mi ha fatto ridere la recente proposta dell'ex rivoluzionario Mario Capanna di eleggere un parlamento mondiale votando un deputato ogni sette milioni di abitanti. La massoneria sa fare di meglio e governa già il mondo con più efficacia di quanto potrebbe mai fare il comico parlamento capannesco.
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