Di
seguito a "Il cappotto", il volumetto dell'Universale Economica
contiene la breve novella "Il naso". L'assessore collegiale Kovaliòv si
ritrova una mattina senza naso: al suo posto c'è solo una superficie liscia e stupida, piatta come una frittella. Dopo giorni di affannose ricerche, al costernato assessore viene restituito il naso da un gendarme, che lo ha
arrestato mentre stava scappando su una diligenza diretta a Riga. Però
il naso ritrovato non si attacca più alla faccia, nonostante l'arte di
un valente medico. Ma finalmente Kovaliòv, svegliandosi una bella
mattina, ritrova miracolosamente il proprio naso al solito posto, cioè
fra le due guance del viso. Questo naso che lascia il corpo a cui appartiene e se ne va a spasso da solo, provoca il crollo del
mondo interiore ed esteriore dell'assessore Kovaliòv, il quale, senza naso, non
può più fare niente, non può più agire, non ha più una identità. Ora Kovaliòv va in giro con la faccia coperta da un fazzoletto. "La giornata era meravigliosa,
piena di sole. Sulla Prospettiva c'era un gran numero di signore, che
simile a una cascata di fiori si riversava sui marciapiedi". Kovaliòv
osserva in strada una snella fanciulla vestita di uno stretto vestito
bianco che mette in risalto con molta leggiadria il suo vitino
slanciato. Egli si avvicina per dedicare la propria attenzione alla
evanescente damina che si piega come un fiore primaverile e porta alla
fronte la manina bianca dalle dita trasparenti. Ma ad un tratto Kovaliòv
si rammenta di non avere assolutamente nulla al posto del naso, e si
tira indietro addolorato e con le lacrime agli occhi. Questo
Kovaliòv è un uomo per cui contano solo le apparenze, non ha altre qualità. E' un
assessore collegiale senza adeguati titoli di studio; per fare più
bella figura, dice di essere maggiore. Passeggia ogni giorno sulla
Prospettiva impettito e ben vestito. Ha certe basette che attraversano
metà della guancia e arrivano fino al naso; basette che portano solo gli agrimensori
provinciali e rionali, gli architetti e i medici militari, insomma tutti
quegli uomini che hanno le guance paffute e rosee e giocano bene al boston. Inoltre porta una quantità di gingilli, sigilli e altri ninnoli. E' venuto a Pietroburgo per cercare un posto di governatore e una fidanzata che possieda almeno duecentomila rubli. La mancanza di naso rovina tutti i suoi piani, manda in fumo tutte le sue speranze. Kovaliòv preferirebbe essere senza un braccio o una gamba, o almeno aver perduto il naso in guerra o in un duello. Ma il fatto che il naso se ne sia andato di sua iniziativa è una catastrofe per l'ambizioso assessore. Anche il commissario del quartiere a cui si è rivolto lo fa sentire colpevole, quando gli dichiara che un uomo onesto non perde il proprio naso. Oltre a questa gustosa satira dell'inconsistenza del nostro personaggio, il
divertimento del racconto sta nella descrizione, realistica, semplice fino ad
essere caricaturale, dei consueti gesti quotidiani, delle persone che si incontrano casualmente per strada, degli uomini mediocri che si
danno importanza, insomma della normale vita così come si svolge ogni
giorno al mercato, nelle case, nelle redazioni dei giornali. Il dottore che cerca di riattaccare il naso è un uomo vistoso, con stupende basette nere come la pece, coniugato con una fresca e sana dottoressa; mangia mele crude alla mattina e tiene la bocca straordinariamente pulita risciacquandola ogni mattina per quasi tre quarti d'ora. Questo dottore dichiara con voce affettuosa e affascinante che lui non chiede onorario. "Io non curo mai per venalità. E' contrario ai miei principi e alla mia missione. Accetto denaro per le visite, ma soltanto per non offendere i miei pazienti con un rifiuto". Molto divertenti sono anche gli annunci economici che vuole far pubblicare una folla di vecchie, di garzoni di bottega, di portieri e operai disoccupati, che si accalcano nell'ufficio del giornale, tutti con un biglietto in mano. "In uno era scritto che si offriva per il servizio un cocchiere di buona condotta; in un altro si offriva una carrozza non molto usata importata nel 1814 da Parigi; un altro biglietto offriva una carrozzella resistente, mancante di una sola molla. C'era anche un avviso che invitava quelli che volevano comperare suole vecchie a recarsi in una certa bottega di rivenditore...". In queste due novelle di Gogol, che fanno parte dei "Racconti di Pietroburgo", c'è la descrizione fresca e partecipe della vita quotidiana del popolino.
venerdì 20 maggio 2022
Nicola Gogol. Il cappotto. Milano, Universale Economica, 1949. Seconda Parte.
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