La Chanson de Roland è bella anche tradotta. Carlomagno ha combattuto per sette anni nella Spagna occupata dai Saraceni e ora torna in Francia col suo esercito. A capo della retroguardia, formata da ventimila uomini, c'è Orlando. Il traditore Gano aveva negoziato una finta pace fra il re saraceno Marsilio e l'imperatore Carlo. Invece l'esercito saraceno in massa attacca la retroguardia francese a Roncisvalle, sui Pirenei, e la distrugge completamente. Era l'anno 778. La Chanson fu scritta ben tre secoli dopo, ma non rievoca quella sconfitta (seguita dalla vendetta di Carlomagno) come un episodio lontano nel tempo di cui ricordare solo il carattere eroico e pittoresco. E' invece tutta vibrante di un intenso e composto sentimento religioso. Non solo gli eroi, ma anche gli anonimi soldati vivono e immolano le loro vite per un ideale: per l'amore di Dio, per l'imperatore, per la dolce Francia, per l'affetto e la solidarietà verso i compagni, per l'onore. La Chanson, con soli quattromila versi, semplici e scultorei come le parole del Vangelo, è il poema nazionale a cui i francesi possono ancora pensare, dopo mille anni, con amore e giustificato orgoglio.
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