Un gran libro! Benché l’autore sia un accademico, la sua scrittura è chiara,
concreta, acuta e sensibile. La documentazione è vasta e varia, in gran parte
difficile e remota: medica, economica, storica, letteraria, artistica.
Adriano Prosperi, nato nel 1939, ha fatto in tempo a
conoscere il nostro mondo contadino, che negli anni Quaranta e Cinquanta, pur
vivendo in condizioni molto migliori, non era diversissimo da quello di
settanta o ottant’anni prima. Nel libro c’è il sottile “piacere regressivo di
riconoscersi ‘come eravamo’ e rispecchiarsi in quei piccoli universi locali,
per reazione davanti ai processi di globalizzazione”.
Prosperi dà largo spazio al generoso attivismo dei
medici condotti di tutta Italia (quanto diversi dai medici di oggi!) per
studiare e far conoscere le condizioni miserrime dei contadini. Ma denuncia
anche la sordità dei governi post-unitari, che cominciarono a interessarsi della
salute dei contadini solo perché avevano bisogno di soldati validi per le loro
guerre. Le teorie pseudo-scientifiche che consideravano i lavoratori della
terra una razza inferiore facevano da schermo ai grandi proprietari egoisti e
crudeli e ai governi vessatori, pronti a ricorrere alla repressione militare,
quando i contadini cominciarono a protestare in massa.


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