venerdì 24 gennaio 2020

Adriano Prosperi, Un volgo disperso. Contadini d’Italia nell’Ottocento. Giulio Einaudi, 2019.


Un gran libro! Benché l’autore sia un accademico, la sua scrittura è chiara, concreta, acuta e sensibile. La documentazione è vasta e varia, in gran parte difficile e remota: medica, economica, storica, letteraria, artistica.
Adriano Prosperi, nato nel 1939, ha fatto in tempo a conoscere il nostro mondo contadino, che negli anni Quaranta e Cinquanta, pur vivendo in condizioni molto migliori, non era diversissimo da quello di settanta o ottant’anni prima. Nel libro c’è il sottile “piacere regressivo di riconoscersi ‘come eravamo’ e rispecchiarsi in quei piccoli universi locali, per reazione davanti ai processi di globalizzazione”.
Prosperi dà largo spazio al generoso attivismo dei medici condotti di tutta Italia (quanto diversi dai medici di oggi!) per studiare e far conoscere le condizioni miserrime dei contadini. Ma denuncia anche la sordità dei governi post-unitari, che cominciarono a interessarsi della salute dei contadini solo perché avevano bisogno di soldati validi per le loro guerre. Le teorie pseudo-scientifiche che consideravano i lavoratori della terra una razza inferiore facevano da schermo ai grandi proprietari egoisti e crudeli e ai governi vessatori, pronti a ricorrere alla repressione militare, quando i contadini cominciarono a protestare in massa.

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