sabato 23 novembre 2019

Le guerre degli antichi e le guerre dei moderni. Alcune riflessioni di Giacomo Leopardi.


"Vengo all'atto della guerra. Anticamente, dicono, combattevano le nazioni intere: le guerre de' tempi Cristiani fatte con piccoli eserciti, hanno meno sangue e meno danni. Ma anticamente combatteva il nemico contro il nemico, oggi l'indifferente coll'indifferente, forse anche coll'amico, il compagno, il parente; anticamente nessuno era che non combattesse per la causa propria, oggi nessuno che non combatta per causa altrui; anticamente il vantaggio della vittoria era di chi avea combattuto, oggi di chi ha ordinato che si combatta. E' conforme alla natura che il nemico combatta il suo nemico, e per li suoi vantaggi...  Ma non c'è cosa tanto opposta alla natura, quanto che un individuo senza nè odio abituale, nè ira attuale, con nessuno o quasi nessuno vantaggio ed interesse suo, per comando di persona che certo non ama gran fatto, e probabilmente non conosce, uccide un suo simile che non l'ha offeso in nessuna maniera, e che, per dir poco, non conosce neppure e non è conosciuto dall'uccisore. Anzi di più, un individuo ch'egli odia per lo più molto meno di quello che gli comanda di ucciderlo, e certo molto meno di gran parte fra' suoi stessi compagni d'arme, e fra' suoi concittadini [...] Talchè, se vorremo una volta considerar bene le cose e non le apparenze, troveremo molta più barbarie oggidì nella uccisione di un nemico solo, che anticamente nel guasto di un popolo: perchè questo era del tutto secondo natura; quello è per tutti i versi contrario alla natura".   
Nel mondo moderno gli eserciti sono "come truppe di operai pagati perchè lavorino il campo del padrone".
(Zibaldone, 30 Marzo-4 Aprile 1821).

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