venerdì 27 settembre 2019

Le catastrofi politiche servono a capire gli uomini.


L’articolo di Marco Travaglio, “Cervelli di ritorno”, che sfotte l’ex ministro del Pd  Marianna Madia (“sguardo penetrante da paracarro di periferia”, “calore umano da termosifone spento”, “irrefrenabile dinamismo intellettuale da lampione fulminato”, ecc.)  qualche mese fa - lo ammetto - mi sarebbe certamente piaciuto. Ora invece, dopo il terremoto politico di agosto e il patto di governo fra Movimento 5Stelle e Partito democratico, il pesante sarcasmo di Travaglio, che qualche mese fa avrei condiviso,  mi sembra  il gesto di un qualsiasi maramaldo.
Per anni ho considerate Travaglio un Robin Hood del giornalismo politico. Non sono stato sempre d’accordo con lui. Non approvavo la sua difesa della politica israeliana; né che fosse un estimatore e un felice frequentatore del salotto di Lilli Gruber; né che nel suo giornale avesse troppi collaboratori con rozzi pensieri opposti ai suoi (ma lui diceva: “Siamo un giornale libero e non censuriamo nessuno”, e così, invece che essere il direttore a dare la linea al giornale, è stato piuttosto il giornale che ha dato la linea al direttore). Ma tutte queste riserve, in passato, nel campo della politica nazionale, mi erano sembrate secondarie e non avevano scalfito l’immagine che avevo di Travaglio come alfiere della giustizia e della verità. Una volta, in televisione, vittima di Scherzi a parte, Travaglio aveva mostrato chiaramente che anche lui considerava se stesso in modo eroico.
Il terremoto politico di agosto ha cambiato tutto. La frana e il cedimento del Movimento 5Stelle hanno dimostrato che il nostro paese non ha più energie morali. (Ma su questa catastrofe epocale non voglio dilungarmi qui). Travaglio ha spinto per l’immorale  alleanza con il Partito democratico (immorale perché era in assoluto contrasto con i principi e il programma dei 5Stelle) con queste parole: “non si poteva andare ad elezioni anticipate per consegnare il potere a Salvini”. Perciò la volontà e la sovranità degli elettori dovevano essere aggirate e rieducate. Non potrò dimenticare facilmente il ghigno con cui Travaglio ha difeso in televisione il nuovo governo 5Stelle-Pd, felice che l’odiato Salvini fosse stato estromesso dal potere. Ma per quale motivo Salvini era così odiato? Il Club Radicale di buonisti, come lo ha chiamato il saggista Raffaele Simone, ha messo all’indice Salvini per la sua politica anti-immigrazione, per la sua “barbarie”, cioè per la sola cosa dove Salvini, pur annaspando, ha dimostrato di avere più senso della realtà di tutti gli altri politici e giornalisti politicamente corretti. (Dico, en passant, che l’umanitarismo privo di sentimento della realtà si risolve in una chiacchiera vuota e crudele).
E’ chiaro che quando si fa una battaglia per riportare al governo un partito come il Pd, sconfitto dal popolo e amico dei potenti, dopo averlo criticato per anni, è difficile continuare a fare il Robin Hood. Non c’è più lo spazio ideale. Ma Travaglio, innamorato del suo ruolo di fustigatore dei costumi e di alfiere di giustizia, non rinuncia alla piuma sul berretto e si riduce ad insolentire, con un debole pretesto, la meno assordante, la meno perfida, la meno perniciosa delle donne in vista del Pd, la povera Marianna Madia.

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