L’articolo di Marco Travaglio, “Cervelli di ritorno”,
che sfotte l’ex ministro del Pd Marianna
Madia (“sguardo penetrante da paracarro di periferia”, “calore umano da
termosifone spento”, “irrefrenabile dinamismo intellettuale da lampione fulminato”,
ecc.) qualche mese fa - lo ammetto - mi
sarebbe certamente piaciuto. Ora invece, dopo il terremoto politico di agosto e
il patto di governo fra Movimento 5Stelle e Partito democratico, il pesante
sarcasmo di Travaglio, che qualche mese fa avrei condiviso, mi sembra il gesto di un qualsiasi maramaldo.
Per anni ho considerate Travaglio un Robin Hood del
giornalismo politico. Non sono stato sempre d’accordo con lui. Non approvavo la
sua difesa della politica israeliana; né che fosse un estimatore e un felice
frequentatore del salotto di Lilli Gruber; né che nel suo giornale avesse
troppi collaboratori con rozzi pensieri opposti ai suoi (ma lui diceva: “Siamo
un giornale libero e non censuriamo nessuno”, e così, invece che essere il
direttore a dare la linea al giornale, è stato piuttosto il giornale che ha dato
la linea al direttore). Ma tutte queste riserve, in passato, nel campo della
politica nazionale, mi erano sembrate secondarie e non avevano scalfito
l’immagine che avevo di Travaglio come alfiere della giustizia e della verità. Una volta, in
televisione, vittima di Scherzi a parte, Travaglio aveva mostrato chiaramente che anche lui considerava se stesso in modo eroico.
Il terremoto politico di agosto ha cambiato tutto. La
frana e il cedimento del Movimento 5Stelle hanno dimostrato che il nostro paese
non ha più energie morali. (Ma su questa catastrofe epocale non voglio dilungarmi
qui). Travaglio ha spinto per l’immorale alleanza con il Partito democratico (immorale
perché era in assoluto contrasto con i principi e il programma dei 5Stelle) con
queste parole: “non si poteva andare ad elezioni anticipate per consegnare il
potere a Salvini”. Perciò la volontà e la sovranità degli elettori dovevano
essere aggirate e rieducate. Non potrò dimenticare facilmente il ghigno con cui
Travaglio ha difeso in televisione il nuovo governo 5Stelle-Pd, felice
che l’odiato Salvini fosse stato estromesso dal potere. Ma per quale motivo
Salvini era così odiato? Il Club Radicale di buonisti, come lo ha chiamato il
saggista Raffaele Simone, ha messo all’indice Salvini per la sua politica
anti-immigrazione, per la sua “barbarie”, cioè per la sola cosa dove Salvini,
pur annaspando, ha dimostrato di avere più senso della realtà di tutti gli
altri politici e giornalisti politicamente corretti. (Dico, en passant, che l’umanitarismo
privo di sentimento della realtà si risolve in una chiacchiera vuota e crudele).
E’ chiaro che quando si fa una battaglia per riportare
al governo un partito come il Pd, sconfitto dal popolo e amico dei potenti, dopo averlo criticato per anni, è
difficile continuare a fare il Robin Hood. Non c’è più lo spazio ideale. Ma
Travaglio, innamorato del suo ruolo di fustigatore dei costumi e di alfiere di giustizia, non rinuncia alla piuma sul berretto e si riduce ad insolentire,
con un debole pretesto, la meno assordante, la meno perfida, la meno perniciosa delle
donne in vista del Pd, la povera Marianna Madia.
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