Questa scelta di pensieri dallo Zibaldone include solo le annotazioni
filosofiche e morali e non anche quelle filologiche, linguistiche ed erudite, e
conta circa 1200 pagine. Questo sorprendente e impetuoso flusso di pensieri è
espresso in una prosa al tempo stesso robusta, chiara e delicata che, pur essendo molto analitica e precisa, ha una forza, nettezza e profondità
di giudizi e una energia di vita che la rendono personalissima e avvincente. Mi
sembra inadeguato il giudizio di Luigi Russo, che parla di “esercizi prosastici
dello Zibaldone” (Ritratti e disegni storici. Dall’Alfieri al Leopardi, 1946) e preferisce ad essi,
di gran lunga, la prosa delle lettere. Preferenza del tutto legittima,
naturalmente, che però riconosce poco merito allo Zibaldone. "Il merito di queste pagine sparse consiste principalmente nel fatto che tutto vi è trasportato e rasserenato sul piano della letteratura". Intanto, io non definirei lo Zibaldone una raccolta di 'pagine sparse'. Un conto è negargli, giustamente, il carattere di opera organica, un altro, ben più riduttivo, è attribuirgli lo spirito eclettico di un osservatore distaccato e quasi disinteressato che fa 'esercizi prosastici' per commentare le proprie letture. Nello Zibaldone, invece, l'ispirazione è unica: larga, profonda e compatta. Ma Luigi Russo insiste: "La
fortuna dello Zibaldone nei nostri tempi è giustificata appunto da questo
carattere suo meramente e strenuamente letterario. La trasfigurazione di sensazioni, sentimenti, pensieri in letteratura ... è il suo miglior merito". Qui Russo per 'letteratura' intende il genere oratorio, la declamazione, la manifestazione formalmente corretta e emotivamente oggettivata del proprio pensiero: tutte forme espressive interessanti, ma lontane dalla qualità dell'arte. A me sembra, però, che Russo si lasci così sfuggire il pregio principale dell’opera. Lo Zibaldone
non ha certo un tono di confessione né vuole minimamente essere un diario
intimo, però i pensieri che Leopardi vi esprime sono convinzioni che vibrano della vita intera del poeta.
Una ulteriore conferma di questa incomprensione di Luigi Russo è data da
un’altra sua osservazione. Leopardi contrappone continuamente il mondo moderno
al mondo antico, la civiltà alla natura, la ragione all’entusiasmo e alle
illusioni. E’ chiaro che il mondo antico è per lui un ineliminabile punto di
vista da cui giudicare il decadimento e la corruzione del tempo presente, un indispensabile termine di paragone. Ma secondo Luigi Russo l’evo antico è soltanto
“una cara ossessione della mente
leopardiana”.
A Russo è sfuggito anche un altro prezioso aspetto dell'importanza che il mondo antico ha per Leopardi. "L'antico è un principalissimo ingrediente delle sublimi sensazioni... Perchè ciò?, si chiede il poeta, per la tendenza dell'uomo all'infinito... il concepire che fa l'anima uno spazio di molti secoli produce una sensazione indefinita, l'idea di un tempo indeterminato, dove l'anima si perde".
A Russo è sfuggito anche un altro prezioso aspetto dell'importanza che il mondo antico ha per Leopardi. "L'antico è un principalissimo ingrediente delle sublimi sensazioni... Perchè ciò?, si chiede il poeta, per la tendenza dell'uomo all'infinito... il concepire che fa l'anima uno spazio di molti secoli produce una sensazione indefinita, l'idea di un tempo indeterminato, dove l'anima si perde".
Le idee di Leopardi, il quale disprezza come superba la concezione dell'uomo come essere perfettibile, sono troppo acute, realistiche e lungimiranti per Russo. Come potrebbe questo idealista, che ha una fiducia incondizionata nelle possibilità di sviluppo dello spirito umano, apprezzare un pensiero così poco tranquillizzante?
“E in genere si può dire che la
tendenza dello spirito moderno è di ridurre tutto il mondo una nazione, e tutte le nazioni una sola
persona. Non c’è più vestito proprio di nessun popolo […] Quando saremo tutti
uguali, lascio stare che bellezza che varietà troveremo nel mondo, ma domando
io che utile ce ne verrà? […] Anche nell’interiore quasi tutti gli uomini
oggidì sono uguali nei principii nei costumi nel vizio nell’egoismo ec. Sono
tutti uguali e tutti separati, laddove anticamente erano tutti diversi e tutti
uniti”.
I pensieri di Leopardi, se Russo li accettasse, brucerebbero e dissolverebbero l'ispirazione educativa e predicatoria del grande critico siciliano. Ma Russo fa barriera e anzi satireggia i letterati del Novecento entusiasti di Leopardi e del suo Zibaldone. "Sono le scoperte degli autodidatti, sempre fanatiche e accese, e anche ridicole, come quelle di chi di tratto in tratto trova la chiave della lingua etrusca e rinviene le perdute deche di Tito Livio".
I pensieri di Leopardi, se Russo li accettasse, brucerebbero e dissolverebbero l'ispirazione educativa e predicatoria del grande critico siciliano. Ma Russo fa barriera e anzi satireggia i letterati del Novecento entusiasti di Leopardi e del suo Zibaldone. "Sono le scoperte degli autodidatti, sempre fanatiche e accese, e anche ridicole, come quelle di chi di tratto in tratto trova la chiave della lingua etrusca e rinviene le perdute deche di Tito Livio".


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