Il giornalista Ferruccio de Bortoli ha pubblicato presso Garzanti il suo
ultimo libro “Ci salveremo”. Conoscendo un poco la sua natura curiale, solo per
curiosità ho letto l’intervista, sul Fatto quotidiano del 9 maggio, nella quale
l’autore sintetizza gli argomenti della sua opera. La sua conclusione è questa:
“… ci salveremo riscoprendo il senso civico, il rispetto del bene comune, la
legalità, i doveri della cittadinanza”. Perbacco, com’è facile salvarsi! Perché
indugiamo?
Le dolci banalità di de Bortoli servono solo, come un inutile cataplasma, a
nascondere la profondità delle nostre piaghe.
Rispondendo a un’altra domanda, de Bortoli lamenta il fatto che l’appartenere a un partito
protegga spesso i politici da inchieste giudiziarie e sia considerato più
importante della legalità. Ciò “è devastante”, dichiara coraggiosamente. Ma
subito dopo attenua: “Non stupiamoci poi se all’estero, magari con una dose di
faciloneria, ci considerano un Paese corrotto e pieno di evasori fiscali”.
Ora, questa frase - tutta intera - , a parte lo sforzo di de Bortoli di
tenersi in equilibrio, è un chiaro indizio della sua pallida natura. Gli
italiani onesti vessati da illegalità e corruzione si preoccupano davvero di
come è considerata l’Italia all’estero? Solo un tiepido porporato cosmopolita come
de Bortoli poteva avere al primo posto un pensiero così frivolo.
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