sabato 9 marzo 2019

Lalla Romano, La penombra che abbiamo attraversato. Torino, Einaudi, 1964.


Di Lalla Romano ho letto solo questo libro. Anche 
prima, però, pensavo a lei con simpatia. Ricordavo 
una intervista a La Repubblica in cui diceva che 
Sophia Loren, portabandiera della bellezza nazio-
nale, non le sembrava per niente bella.
Questo libro è così “puro”, cioè così svincolato da 
situazioni concrete e materiali, che esso può 
diventare, per chiunque voglia volgersi al passato, 
un breviario, un indice dei ricordi, una guida per 
cominciare un viaggio dentro di sé e ritrovare le 
sensazioni della fanciullezza legate agli odori, ai 
suoni, ai nomi, alle suggestioni della luce, del-
l’aria, della notte, del tempo che passa. E’ un 
libro “astratto”, se posso dire così, che però ricor-
da tanti piccoli particolari concreti: le pietre, gli 
alberi, i banchi di scuola e perfino il campanelli-
no della farmacia del paese. Il bisogno di nomi-
nare anche i minimi oggetti nasce dal desiderio 
di farli tornare a vivere. Lalla Romano, tornata 
dopo decenni a visitare il paese della fanciullez-
za, vive questo ritorno sentendosi al confine fra 
la realtà e la favola, e scrive un libro che è come
un sottile ruscello pieno di pagliuzze d’oro.

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