Giancarlo Perna, nella sua pagina 'I ritratti di Perna', ha fatto il ritratto di Piercamillo Davigo, magistrato, e l'ha intitolato: "L'eterno inquisitore che vede solo colpevoli" (La Verità di giovedì scorso). L'articolo è impeccabile come quelle camicie che indossava Totò quando voleva sembrare un uomo di mondo. Si vedevano solo i polsini, il colletto e un po’ dello sparato. Quando Totò si toglieva la giacca, ci si accorgeva che la camicia aveva solo il davanti e che non c’erano le maniche.
Anche il ritratto di Perna ha solo il davanti: ci sono alcune frasi di Davigo tolte dal loro contesto e messe in primo piano, e poi non c'è nient'altro. Lo sfondo è tutto bianco perché Perna non dice che l’Italia, sin dai tempi dell’Unità, è il paese moderno che ha la classe politica più avida, corrotta e inetta, e che corruzione e incompetenza sono largamente diffuse anche nella vita sociale e civile (università, ospedali, amministrazione pubblica, corporazioni). Se Perna avesse guardato al lavoro di Davigo sullo sfondo di questa realtà drammatica, non avrebbe avuto il coraggio di riempire il suo articolo di battute spensierate e di iniziarlo con una frase sciocca come questa: “Stuzzicato dalla primavera, Piercamillo Davigo ha ripreso a esternare”. Per fare ritratti bisogna avere una alta coscienza. Lo stile e la capacità di giudicare vengono da lì.
Nessun commento:
Posta un commento