Luciano Canfora è un filologo classico famoso, scrive sui giornali,
rilascia interviste e, poiché si interessa anche di politica, non disdegna di
partecipare ogni tanto a dibattiti televisivi. Ha pubblicato svariate decine di
libri su temi storici, letterari e politici dall’antichità fino ai giorni nostri. E’ un genio? un santo? un grande pensatore? Di fronte alla montagna
di pubblicazioni prodotte, alla vastità degli argomenti, al suo aspetto
ieratico, verrebbe da pensarlo, presi da rispetto e soggezione. Invece a sentirlo
parlare, due giorni fa in un dibattito televisivo, io ho avuto, ancora una volta, l’impressione netta che sia solo un
professore freddo e libresco.
L'argomento del dibattito erano i recenti risultati
elettorali e il successo del Movimento 5 Stelle. Canfora ascoltava con
distacco, come un anacoreta potrebbe assistere a uno spettacolo di varietà.
Quando è arrivato il suo turno di parlare, dopo aver gettato nella
conversazione, con disinvolta familiarità, un paio di frasi latine e qualche
citazione colta (Re Lear, il mistero della trinità, ecc.), alla domanda sul perché
i 5 stelle abbiano vinto nelle regioni del sud, ha dato questa risposta
stupefacente per un intellettuale e per un meridionale: perché da sempre le genti del sud
hanno fiammate di ribellismo, credono alle promesse e, come già ai tempi di
Achille Lauro, votano per chi offre regalìe.
Un qualsiasi professor Brambilla della scuola media, mettiamo, di Gorgonzola o di Abbiategrasso non avrebbe potuto dare un giudizio più superficiale e meschino.
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