Sono stato molto sorpreso, anzi indignato, di trovare una intera pagina del Fatto Quotidiano occupata da Gianrico Carofiglio, ostinato difensore della riforma costituzionale renziana, oggi offerto al pubblico dei lettori addirittura come maestro di pensiero. La riproduzione della Scuola di Atene di Raffaello, pubblicata accanto al testo, con Platone e Aristotele al centro, dà a mio avviso, senza che l’impaginatore se ne sia reso conto, un tono caricaturale a quel testo, che sembra ispirato dal Piccolo Principe. Carofiglio ha scomodato la “saggezza tolteca” per sciorinare quattro regolette di comportamento che una volta si potevano leggere su Selezione del Reader’s Digest, rivista per famiglie, e che oggi forse si leggono anche nelle cartine che avvolgono i baci di cioccolata.
Il ritratto che Carofiglio fa dell’uomo politico ideale è tutto da ridere: deve essere serio, ma non deve prendersi sul serio, perché “la buona politica in un’epoca come questa [Scusi, Carofiglio: che epoca è?] richiede una consapevolezza in cui trovano posto senso dell’umorismo e senso del limite”. Io non so immaginare un politico che sia stato buono grazie alle doti raccomandate da Carofiglio: né Cavour né Giovanni Amendola né, per scendere di livello, Vera Pegna, l’eroica ragazza di 28 anni che nel 1962, militante del PCI, affrontò la mafia nella amministrazione comunale di Caccamo. Carofiglio disegna in realtà un politico piuttosto scialbo e invertebrato e non dice quali dovrebbero essere le sue qualità essenziali, perché evidentemente non ne ha la nozione né il sentimento.
Nessun commento:
Posta un commento