Paolo Ziliani scrive di sport su Il Fatto
Quotidiano con lo stile abborracciato di un tifoso risentito. Come tutti i giornalisti di parte, nei suoi commenti abbonda in critiche e in osanna, tutti espressi con una
faciloneria che rivela la presunzione di questi scrittori improvvisati.
Lunedì 8 gennaio ha pubblicato un articolo
su José Mourinho, uno degli allenatori di calcio più pagati al mondo e
certamente il più arrogante, bizzoso e antipatico.
Ziliani, con prosa corriva, come se
parlasse di Napoleone, scrive: “… su una cosa è impossibile non essere d’accordo:
e cioè sull’intelligenza, l’acume e la lucidità mentale che hanno fatto di lui,
nel mondo dei mister, una sorta di Gulliver nel paese dei Lillipuziani”.
Perché tirare in ballo Gulliver? Gulliver è uno spettatore e un testimone degli aspetti assurdi e
grotteschi dell’umanità. Mourinho invece è tutt’altro che un testimone del
mondo irreale e malato del calcio, ma è piuttosto un suo esemplare prodotto: lui in quel
mondo sta a meraviglia, come un abile roditore sta bene in una ricca ruota di
parmigiano.
Se col suo richiamo a Gulliver Ziliani
voleva alludere alla statura sportiva di Mourinho, che giornali e televisioni hanno gonfiato a un livello eccelso (e non poteva
alludere ad altro), il paragone andava fatto semmai con il fumo che esce dall’alta
ciminiera di una fornace.
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