Una
giornalista ormai anziana si conserva e parla come una bambola. Ha labbra
gonfie e lunghe come due lumaconi. Il viso truccato sembra non avere concretezza,
come se fosse disegnato su un foglio, slavato come un biglietto di banca
dimenticato nella tasca di un pantalone messo in lavatrice.
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Un
noto giornalista televisivo recita le notizie in modo pomposo e verboso, accompagnandole, quando gli sembra il caso, con didascalici commenti moraleggianti. Per non far dubitare della sua professionalità, che sbandiera in
continuazione, pronuncia i nomi stranieri con aspirazioni straordinarie che
devono costargli un notevole sforzo polmonare (“Il presidente Hhhhollande”).
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Una
giornalista di TV e carta stampata, finché ha parlato e scritto poco e in termini
generici, è sembrata abbastanza gradevole, ma quando ha voluto affrontare
questioni particolari, non ha potuto nascondere la sua insopportabile mediocrità.
La voce querula, i capelli lisci da servetta e gli occhi inespressivi come
cocci di bottiglia sono venuti in primo piano.
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Un
giovane giornalista è emerso all’improvviso dalla massa anonima dei commentatori
sportivi e ha acquistato notorietà, superando i suoi colleghi più composti,
perché accompagna le azioni degli atleti con alte grida di artificiosa
esultanza. La voce è sguaiata e il ciuffo da guappo fa pendant con le borse che i pantaloni troppo lunghi fanno all'altezza delle ginocchia.
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Un
intellettuale ormai vecchio ma sempre in grande attività ha il fisico ancora
snello e compassato di un cavalier servente e la faccia liquefatta in un
sorriso da vecchia checca. Ha maniere affabili e conversazione gradevole, ma,
sotto i modi cerimoniosi, si sente la volgarità delle sue idee e dei suoi
principi raccogliticci.
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Il
giornalista che assomiglia a una tartaruga preistorica sta seduto con la
fissità di un buddha, mentre dalla boccuccia gli scivolano fuori generiche fesserie buone a tutti gli usi.
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E’
un politico ancora giovane, con un eterno sorrisetto che sembra un ghigno e una
vocina che penetra senza pietà, come il sibilo
di una pentola a pressione. Il viso ha una conformazione che lo fa assomigliare
a una cavalletta vista al microscopio.
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E’
un giornalista che partecipa ai dibattiti televisivi solo da qualche anno.
L’aria stralunata e il parlare vacuo ricordano il soldato sbandato di Rocca
Sabina, interpretato da Franco Giacobini, nel film Il Federale, che ripete
urlando: “Ahò, io nun so niente!”.
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Il ministro Graziano Delrio, con la sua aria elegantemente melanconica e la sua barbetta da intellettuale, sembra un personaggio di Anton Cechov: uno di quegli sfibrati gentiluomini di campagna che hanno studiato a Mosca o a Pietroburgo, coltivando grandi sogni e giovanili entusiasmi, e ora passano con rassegnazione l'età matura e la vecchiaia nelle loro proprietà, che vanno lentamente in rovina. Però il ministro Delrio sembra tutt'altro che rassegnato.
Il ministro Graziano Delrio, con la sua aria elegantemente melanconica e la sua barbetta da intellettuale, sembra un personaggio di Anton Cechov: uno di quegli sfibrati gentiluomini di campagna che hanno studiato a Mosca o a Pietroburgo, coltivando grandi sogni e giovanili entusiasmi, e ora passano con rassegnazione l'età matura e la vecchiaia nelle loro proprietà, che vanno lentamente in rovina. Però il ministro Delrio sembra tutt'altro che rassegnato.
2 commenti:
Dicci i nomi!!! :) Ne ho indovinata solo una
Io due, forse. Altri mi pare di averli sulla punta della lingua... o sulla punta degli occhi!
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