domenica 30 ottobre 2016

La "buona scuola" di Matteo Renzi. - Lucio Russo, Segmenti e bastoncini. Dove sta andando la scuola? Universale economica Feltrinelli, 2016.



Fu all’inizio degli anni Sessanta che la nostra scuola cominciò a cambiare e a diventare facile, leggera e “democratica”.
Ebbe inizio allora un processo di trasformazione profondo e di lunga durata, che molti hanno salutato con entusiasmo solo perché appariva come un processo di modernizzazione. Ma la modernizzazione in sé non è un valore positivo. La storia del Novecento dovrebbe averci vaccinato contro un simile candido e ottuso ottimismo.
La vecchia scuola elementare aveva il compito di insegnare a leggere, scrivere e far di conto alla totalità della popolazione scolastica.
Si cominciava nella prima classe dalle aste e dalle lettere dell’alfabeto, scritte e ripetute per decine di pagine di quaderno, e si finiva, in quinta, con l’affrontare complessi problemi di matematica e fare, con la massima precisione, l’analisi grammaticale e logica di testi letterari.
Non è per niente esagerato ritenere che uno studente di scuola superiore di oggi abbia una preparazione ben al di sotto di quella di un alunno della scuola elementare degli anni Cinquanta.
Certo, la scuola ha apparentemente superato i suoi limiti classisti e si è democratizzata, nel senso che è diventata interamente obbligatoria e gratuita. Ma non è stata una democratizzazione vera. Le masse sono state accolte nelle scuole superiori appena il ruolo di queste scuole ha perso valore e importanza e il ‘pezzo di carta’ non è più servito ad assicurare una carriera.
“Le continue ondate di innovazione tecnologica, scrive Lucio Russo, che immettono nel mercato prodotti sempre nuovi, spesso basati su tecnologie raffinate, richiedono masse di consumatori ‘evoluti’, attenti cioè alle novità, capaci di mutare continuamente le abitudini di consumo, abbastanza ‘colti’ per recepire rapidamente i messaggi pubblicitari e leggere manuali di istruzioni, ansiosi di superare l’amico e il vicino nella rapidità di acquisto dei prodotti dell’ultima generazione… La nuova scuola deve quindi preparare soprattutto consumatori, oltre che contribuenti ed elettori”, che possono tranquillamente fare a meno di qualunque tipo di cultura generale.
Una scuola con la funzione di avviare al consumo deve differire profondamente dal vecchio modello di scuola. L’obiettivo non è più il futuro lavoro, ma la futura organizzazione del tempo libero.
Per creare la nuova scuola per consumatori occorre portare a compimento un processo di ‘deconcettualizzazione’, eliminando dall’insegnamento gli strumenti intellettuali tradizionali, basati sull’uso di concetti teorici.
La scuola tende a diventare un generico luogo di socializzazione, in cui gli studenti sono in larga misura liberi di scegliere i contenuti delle attività scolastiche".
Lucio Russo critica severamente le innovazioni introdotte dal ministro Luigi Berlinguer. Questi nel 1997 nominò una commissione di quaranta saggi con lo storico compito di individuare ‘le conoscenze fondamentali su cui si baserà l’apprendimento dei giovani nella scuola italiana nei prossimi decenni’.
Il presidente della commissione, Roberto Maragliano, dichiarò:
“Il videogioco è la più grande rivoluzione epistemologica di questo secolo. Ti dà una scioltezza, una densità, una percezione delle situazioni e delle operazioni che puoi fare al loro interno che permette di esaltare dimensioni dell’intelligenza e dello stare al mondo finora sacrificate dalla cultura astratta”.
E’ evidente che Maragliano concepiva la scuola come una ludoteca.
“In lui, commenta Lucio Russo, l’entusiasmo per le nuove tecnologie è quello tipico dell’acquirente passivo, felice della novità e potenza del nuovo giocattolo”.
Per questo sembra del tutto naturale che giornalisti e intellettuali di oggi, quando vogliono fare una citazione colta o poetica, non pensino a Machiavelli o a Leopardi, ma alle canzoni di Lucio Dalla, di Giorgio Gaber o di Fabrizio De André, considerati fra gli artisti sommi della nostra epoca.





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