lunedì 23 maggio 2016

Cristianesimo primitivo e comunismo novecentesco. Citazioni da Edward Gibbon (1737-1794), Storia della decadenza e caduta dell'impero romano. Einaudi, 1967.



Per i cristiani “ anche la musica, la pittura, l’eloquenza e la poesia discendevano dalla stessa impura fonte. Secondo il linguaggio dei padri, Apollo e le Muse erano gli organi dello spirito infernale, Omero e Virgilio i suoi servi più eminenti, e la bella mitologia, che penetra e anima le composizioni del loro genio, è destinata a celebrare la gloria dei demoni.
[...] Mentre si prometteva ai discepoli di Cristo la felicità e la gloria di un regno temporale, si annunziavano contro il mondo infedele [che nel nostro XX sec. poteva essere il regno del Capitale] le più terribili calamità. L’edificazione della Nuova Gerusalemme [che nel XX sec. poteva essere la società comunista] doveva progredire di pari passo con la distruzione della mistica Babilonia; e finché gli imperatori regnanti prima di Costantino continuarono a professare l’idolatria, si dava il nome di Babilonia alla città e all’impero di Roma.
[...] Il cristiano ... attendeva con terrore e fiducia come un evento certo e vicino; e avendo la mente continuamente occupata da questo solenne pensiero, considerava ogni disastro dell’impero quale sintomo infallibile di un mondo morente”.

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