Il breve romanzo di Mauriac, che nell’originale è
intitolato “La Robe prétexte, fu pubblicato nel 1914, un anno dopo “Du côté de
chez Swann”. In molte pagine c’è un’atmosfera proustiana o, forse meglio, ci sono delle coincidenze
con alcuni toni e situazioni del mondo di Marcel Proust. Però, sotto queste
assonanze, il romanzo ha una ispirazione molto sentita e personale.
Che il giovane protagonista viva e sia educato in un
grande fervore religioso sembra qui solo una circostanza casuale. La sua
formazione cattolica, che si oppone alle tentazioni del mondo e alla mediocrità
della vita quotidiana, non ha una vera profondità religiosa, ma
rappresenta semplicemente la nobiltà dei
sentimenti, le aspirazioni ideali,
l’orgoglio della cultura umanistica del giovane Jacques di fronte alle persone
dagli “occhi rotondi e inespressivi di
gallina circospetta”, di fronte alle anime scialbe, pratiche o affaristiche.
La sensibilità e l’idealismo dell’adolescente trovano
continuamente un legame lirico con la natura in una sintonia felice o in un
contrasto doloroso con il paesaggio.
Gli altri elementi costitutivi del romanzo (la
freschezza delle osservazioni psicologiche, l’umorismo e il sarcasmo leggeri,
le descrizioni di una vita familiare tenera e austera) sono ricordati in tutte
le schede bibliografiche reperibili in internet, e sarebbe superfluo aggiungere
qui parole che sono state già scritte.
Osservo soltanto come gli artisti francesi sappiano descrivere con
sensibilità, sia nel cinema che nella narrativa, la vita inquieta degli adolescenti.
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