martedì 2 settembre 2014

Politici e intellettuali italiani: Mario Capanna & la Rivoluzione.



Ieri, lunedì 1 settembre, Il Fatto Quotidiano ha pubblicato una vistosa intervista all'ormai settantenne Mario Capanna, che una quarantina di anni fa era il capo autorevole del Movimento Studentesco. Ricordo che ebbe come padrino nientemeno che il filosofo Ludovico Geymonat;  e anche a me,  grazie a un suo articolo sul Quotidiano dei Lavoratori, apparve per un attimo come un politico capace e risolutore. Ora riempie il paginone del Fatto Quotidiano  con il suo faccione dal sorriso grasso ed enfatico, che esprime solo soddisfazione di sé (Aldo Grasso sul Corriere della Sera ha raccontato, nel 2011, che Capanna prendeva due pensioni: come ex consigliere regionale lombardo ed ex deputato al Parlamento, per un totale, allora, di circa diecimila euro mensili).
Il Fatto Quotidiano continua a fare interviste ossequiose a personaggi che non hanno niente da dire (politici e attori). Non molto tempo fa Andrea Scanzi, giornalista (e saggista, aggiunge Lilli Gruber, ogni volta che lo presenta nel suo programma televisivo) che nei suoi interventi politici cita gli autori di canzoni come se fossero Tacito o Machiavelli,  intervistò Walter Veltroni bevendosi avidamente tutte le sue strampalate dichiarazioni, le quali, venendo da un politico che ha avuto grandi responsabilità, erano anche scandalose.  
Capanna ora, nel suo discorso senza interesse, dice due o tre cose che non sanno profondamente di niente. Dalle sue parole apprendiamo che, nonostante  i recenti “governi della catastrofe”, egli è fiducioso.
“In che senso?”, chiede l’intervistatore.
“Che usciremo anche da questa spirale di crisi, che finito questo capitalismo finanziario che ha arricchito pochissimi e impoverito la massa, finirà [?] e si apriranno nuovi orizzonti”.
Facile ottimismo fasullo!
Alla domanda se Sofri sia innocente o colpevole, Capanna dà una risposta da monsignore di curia, di cui Veltroni sarebbe invidioso:
“E’ stato condannato senza reali fondamenti. Ma non assolvo Lotta continua”.
Non manca infine l’ostentazione della commozione e dei buoni sentimenti (sempre docet Veltroni):
“La prima volta che incontrai [Soriano] Ceccanti [ferito dalla polizia in una manifestazione] ho pianto come un ragazzino. Lui era in carrozzella, lo abbracciai forte e piansi, piansi molto”.
Per una volta voglio citare anch’io un cantautore, però solo per contraddirlo.
Ivan Della Mea, pieno di entusiasmo, cantava negli anni Sessanta:
“Italia di eroi, Italia di gloria, / per te s’è iniziata la nuova storia, / non hai più quell’aria da vecchia puttana, / perché sei la signora Italia repubblicana”.
Beh, non so con quale convinzione il povero Della Mea sia morto qualche anno fa, ma l’Italia non ha mai perso quell’aria, anzi....

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