sabato 7 giugno 2014

Michele De Lucia: "Il Berluschino: il fine e i mezzi di Matteo Renzi". Milano, Kaos edizioni, 2014.


Sia lode a Michele De Lucia, che ha avuto la pazienza di ricostruire, con prezioso e ormai raro senso critico, la frenetica e ininterrotta attività pubblicitaria svolta da Matteo Renzi nei suoi vari ruoli istituzionali,  e il coraggio di leggere per intero i suoi libri, le sue dichiarazioni, le sue interviste e i suoi 'cinguettii'. Per sintetizzare tutta la carriera di Renzi (e credo anche i suoi sviluppi futuri) basterebbero le poche righe a p. 33. “I cinque anni di Matteo Renzi presidente della Provincia di Firenze sono un crescendo di annunci, proclami, esibizioni, presenzialismi, show, illusionismi, egocentrismi, autoincensamenti, tutti e solo a scopo mediatico”.
Nel libro si ricorda una risposta di Renzi alla giornalista Sandra Bonsanti: "Chi mi conosce sa che quando mi danno del berlusconino c'è solo da ridere. Non c'è diversità tra Berlusconi e il sottoscritto: c'è una alterità totale che parte dall'idea di politica e arriva fino al conto corrente passando per le donne e la religione" (p. 181).
Ma questa dichiarazione di alterità è volgare e superficiale fino all’insignificanza e fa invece capire meglio quanto sia profonda la somiglianza fra i due.
De Lucia riporta, fra tanto materiale, due passi singolari tratti da “Fuori!,  libro che Renzi, allora sindaco di Firenze, pubblicò nel 2011. Le due frasi, accostate l’una all’altra, danno un saggio perfetto dello stile e della disinvoltura politica e intellettuale di questo giovane che, con concetti così triti, vorrebbe rinnovare l’Italia.
 Per Renzi, le tendenze antidemocratiche e gli atti illegali di Berlusconi sarebbero una pura rappresentazione mitologica, mentre la resurrezione di Gesù Cristo sarebbe un fatto storico (pp. 93 e 94).
“Io non credo alle rappresentazioni mitologiche che fanno di Berlusconi un aspirante mafioso, un dittatore implacabile, un despota antidemocratico”.
Renzi, con furbizia puerile,  inventa per Berlusconi delle accuse esagerate e vaghe (aspirante mafioso, dittatore implacabile, despota antidemocratico),  convinto che in questo modo sia facile far apparire ridicole e false  anche le sue colpe autentiche, meno gravi e più circostanziate.
La seconda frase è un concentrato di banalità.
 Se pensi davvero che quella di Gesù Cristo morto in croce, e soprattutto risorto, non sia la storiella ben raccontata da una suorina ma un fatto storico, è naturale che non puoi fare finta di niente. La tua vita cambia... Ai laicisti vorrei dire che togliere Gesù Cristo dalla storia pubblica del nostro Paese è impossibile. Ma se anche fosse possibile sarebbe un'operazione culturale - si fa per dire culturale - degna del peggior fondamentalismo talebano”.
Quella di Renzi è una professione di fede stereotipata che manca di commozione e di pudore, e non può essere creduta sincera. E’ fatta, secondo lo stile di questo politico nuovo, con un linguaggio sportivo e frettoloso, nonostante la pretesa di oggettività storica, e fa pensare, piuttosto che all'espressione di un sentimento religioso, a un cartello esposto nella foresteria di un convento o nella sala d'aspetto di una clinica privata.
A p. 182 De Lucia fa l’elenco, certamente provvisorio, delle somiglianze che lui ha ravvisate fra Renzi e Berlusconi: "La fascinazione per il potere, il culto dell'immagine, l'utilizzo dei media, il populismo e la demagogia, il fanatismo calcistico, la sondaggite acuta, la fede religiosa, l'antipolitica, l'identità piccoloborghese, l'arroganza e la prepotenza, la cultura televisiva, la tecnica degli annunci, i propositi di manomettere la Costituzione, il cesarismo venato di pulsioni autoritarie, la disinvoltura nel contraddirsi, eccetera"..
Notevole, per concludere, anche il giudizio di De Lucia sullo scrittore Alessandro Baricco, che porta a Matteo Renzi il sostegno della sua cultura e della sua arte: "autore di vacui romanzetti fatti di niente".
De Lucia, grazie!


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