domenica 16 marzo 2014

Lo scienziato della comunicazione Carlo Freccero studia il bacillo Matteo Renzi.


Carlo Freccero sembra uno scienziato che si entusiasma e si innamora dei bacilli che studia.
Dieci giorni fa, durante una trasmissione televisiva, aveva dato a Matteo Renzi un voto altissimo (dieci e lode) per la capacità di comunicare e uno bassissimo (zero) per i contenuti politici. Inoltre Freccero,  nella recente scenetta dei bambini di una scuola siciliana che si mettono a cantare per la gioia che il presidente Renzi faccia loro una visita, aveva trovato una vaga eco di lontane visite del duce alla gioventù irreggimentata. Nonostante che io abbia una grande diffidenza per questa cosiddetta scienza della comunicazione, che è l’arte non di parlare  all’intelligenza e ai sentimenti delle persone, ma di convincere la gente lusingando i suoi pregiudizi e solleticando  i suoi gusti più triviali, avevo apprezzato i giudizi di Freccero.
A distanza di una sola settimana, ieri l’altro sera, invitato ad  un altro dibattito televisivo su Renzi e le sue squillanti iniziative, Freccero mi ha stupito: più nessuna parola di critica sulla sostanza e una eccitazione puerile per le presunte novità introdotte dal dinamico giovanotto nella tecnica della comunicazione.
Ma ormai sono decenni che siamo esposti a diluvi di pubblicità e di celebri frasi sintetiche ed efficaci (qualcuna la usiamo anche nel nostro linguaggio familiare: ‘metti un tigre nel motore’, ‘ti spunta un fiore in bocca’, ‘chi beve birra campa cent’anni’, ecc.), e qualcosa ne capiamo anche noi. Il linguaggio e il modo di presentarsi di Renzi non fanno che ripetere i vecchi schemi in modo spavaldo, cioè immedesimandosi nella finzione e credendoci totalmente, senza paura di essere ridicolo e caricaturale.
E allora perché, caro Freccero, vedi l’azzurro dove c’è solo  nero?

Nessun commento: