sabato 21 dicembre 2013

I tarallini di Putignano: Walter Veltroni intervistato da Andrea Scanzi.


Compro ogni giorno il Fatto Quotidiano per leggere le denunce e le invettive chiare e coraggiose di Marco Travaglio. Sono soprattutto esse che danno il tono di protesta a un giornale  che ha collaboratori troppo diversi da Travaglio. Diversi, intendo, non tanto perché siano meno bravi di lui (cosa normale e accettabile), quanto perché sono troppo sfumati e sfuggenti.
Andrea Scanzi, per esempio, è un articolista brillante che è spesso invitato in televisione, dove se la cava ottimamente,  dando sempre, ‘con ferma voce e signoril coraggio’, un colpo al cerchio e uno alla botte. Mi sembra di vedere in lui il gioco furbesco di Repubblica, che ha fatto di quel giornale un capolavoro di ambiguità: appare democratico e progressista ed è invece conservatore e corporativo.  
Sul Fatto Quotidiano di oggi Andrea Scanzi intervista per una pagina intera Walter Veltroni.
Benché sia difficile trovare un uomo politico meno interessante di Veltroni, che parla   sempre come una pubblicità natalizia, Scanzi fa le sue domande senza nemmeno una scintilla della perfidia o dell’ironia di cui pure è capace.  
“La cosa che più mi piace, dice Veltroni,  è ascoltare la vita degli altri e occuparmi di loro. Farlo da sindaco è stato bellissimo”.
Mi aspettavo,  da parte dell’intervistatore,  se non una risata, almeno una smorfia di disgusto. Invece niente: tutto viene accettato per buono.
Scanzi chiede: “Lei non doveva andare in Africa?”.
E Veltroni: “Ci vado di continuo. [...] Provi a chiedere a chi mi rinfaccia di non essere rimasto in Africa: 'Cosa ha fatto lei di buono per gli altri?'. Non saprà cosa rispondere.”
A questo punto, anch’io,  pur consapevole di quanto sia vanitosa e inconsistente questa riflessione veltroniana, chiedo a me stesso quale sarebbe la mia risposta a una domanda così puerile.
Io risponderei: “Ho fatto bene il mio lavoro!”, e mi sembrerebbe di dire qualcosa di concreto e di moralmente elevato, alla portata di tutti. Ma non alla portata di Veltroni. Sentite cosa dice del proprio lavoro di direttore dell’Unità, che lui portò al fallimento. Aveva aumentato la tiratura del giornale allegandogli libri e film.
“Così facendo, dice Scanzi, ha accelerato il declino dell’Unità, spingendola a investimenti sanguinosi”.
E Veltroni:
“Gli allegati coincisero con grandi introiti.... Casomai sbagliai nel moltiplicare edizioni e redazioni locali: un errore”.
Veltroni ammette un errore così madornale solo en passant, con la tranquilla disinvoltura  di chi non è mai chiamato a rendere conto dei propri sbagli. Basta questo a farci capire tutta  la leggerezza di un direttore che non rischiava né i propri soldi né la propria carriera.
E' naturale, perciò, che all'ultima zuccherosa domanda di Scanzi ("Ma lei ama ancora la politica?"), Veltroni-Babbo Natale dia una risposta trionfale ("Ma certo. La politica è una missione laica, nobilissima") che, detta da lui, per noi umani è uno sberleffo. 
Non poteva certo dire la verità: che la politica in Italia è uno sport bellissimo perché si vince sempre, anche quando si arriva ultimi.

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