mercoledì 21 maggio 2025

Albert Soboul (1914-1982). La Rivoluzione francese. Laterza, 1964



 

Il libro di Soboul, benché mi abbia richiesto un mese di applicazione, si può liquidare brevemente: è un manuale noiosissimo che sarebbe stato più utile se avesse avuto solo la metà o un terzo delle sue 654 pagine. Soboul ha un punto di vista giacobino e sanculotto che io ora non intendo discutere. L’ho fatto, da dilettante, commentando in passato altri libri sullo stesso argomento, e lo farò ancora. Ora mi preme dare un giudizio sulla scrittura di questo storico, che è essenzialmente amministrativa e notarile come una gazzetta ufficiale, ed è sorprendentemente astratta. Pur parlando di fatti e di persone straordinarie e sommamente teatrali, Soboul quasi sempre si limita a enunciazioni di nomi, di luoghi e di date. La sua non è una storia di persone vere (sulla Vandea, per esempio, scrive sì e no una paginetta), ma di ceti, di classi e di concetti. Ed è solo così, parlando genericamente di concetti, di classi e di ceti, e ignorando la concretezza e il sangue della realtà, che egli può affermare più facilmente il valore del suo punto di vista.

 


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