giovedì 27 febbraio 2025

Antòn Cechov (1860-1904). Il giudice istruttore (Tutte le novelle, IV). Biblioteca universale Rizzoli, 1952

I trenta racconti di questo volume appartengono a una fase intermedia dello sviluppo creativo di Cechov. Sono racconti brevi e hanno trame molto semplici centrate su una unica situazione, con solo pochissime scene. Qualche racconto è solo un divertente bozzetto umoristico (‘Dalla marescialla della nobiltà’, ‘L'ultima mohicana’); qualcun altro si svolge ancora secondo la visione di un naturalismo soffocante che toglie l’anima ai personaggi e li fa vittime passive degli eventi (‘La vecchia casa’, ‘Genterella’). Ma nella maggior parte dei racconti i caratteri sono descritti con grande finezza e penetrazione psicologica, ed hanno quella complessità di sentimenti, quel groviglio di luci ed ombre che rispecchia il pessimismo di Cechov e la compassione che egli ha per gli uomini, specialmente per gli esseri semplici, per i bambini e anche per gli animali. Con delicata sensibilità è sentita la bellezza della donna, che fa dimenticare il dolore ed eleva l’anima, ma la fa anche disperare a causa della sua irraggiungibilità (‘Bellezze’).  Ma Cechov non sa soltanto descrivere l’effetto soprannaturale della bellezza femminile; sa anche rappresentare l’anima della donna e le sue sfumature. Nel racconto ‘Una disgrazia’, Sofia Petrovna, una bella e giovane donna sui venticinque anni, resiste ad uno spasimante. “...Vi prego, Ivàn Michailovic’, se voi davvero mi amate e mi stimate, smettete le vostre persecuzioni... Io sono maritata, amo e stimo mio marito...”. Cechov segue il naturale sviluppo dei suoi stati d’animo e delle sue oscillazioni. Sofia Petrovna guarda il marito che mangia, e pensa: “Dio mio, io l’amo e lo stimo, ma perché mastica in modo così odioso?”. Alla fine, nonostante il desiderio di trovare degli ostacoli che le impediscano di tradire il marito, col pretesto di fare due passi, esce di notte per andare a concedersi all’amante. “Ansava, bruciava dalla vergogna, non sentiva le gambe sotto di sé, ma ciò che la spingeva innanzi era più forte della sua vergogna, e della ragione, e della paura...”. Nel racconto ‘Veroc’ka’, Vera Gavrìlovna, una fanciulla malinconica di ventuno anni, dichiara il proprio amore ad un uomo di convinzioni incerte e spiritualmente impotente. Torcendosi le mani, gli dice: “Io non posso restar qui! Mi sono venuti in uggia e la casa, e questo bosco, e l’aria. Io non sopporto la continua quiete e la vita senza scopo, non sopporto le nostre persone incolori e scialbe, che si rassomigliano tutte a vicenda, come gocce d’acqua! Son tutti cordiali e bonari, perché sono sazi, non soffrono, non lottano. E io voglio appunto andare nelle grandi case umide, dove la gente soffre, inasprita dal lavoro e dal bisogno”. Respinta con parole goffe e impacciate, si allontana bruscamente, con dignità, senza un lamento. Il suo bel sentimento energico e generoso, probabilmente destinato a svanire, è rivolto a un uomo troppo fiacco e incerto per poterlo raccogliere. Una donna simile a Véroc’ka è nel racconto ‘In cammino’. La giovane Maria Michàilovna Ilovaiski ascolta, per la prima volta nella vita, il racconto di un uomo avventuroso pieno di fervore e di fede nei suoi ideali. Il racconto e le circostanze del luogo le fanno una enorme impressione, tanto che “il creato le pareva fantastico, pieno di prodigi e di forze incantatrici. Tutto quello che dianzi aveva udito risonava nei suoi orecchi, e la vita umana le si presentava come una bellissima, poetica fiaba che non aveva fine”. Anche questo sentimento di felicità cosmica, descritto con tanta naturalezza, è probabilmente destinato a svanire, dopo un incontro così fugace. Nel racconto ‘Angoscia’ il vetturino Iona Potapov ha perso da pochi giorno il figlio e in una notte fredda e nevosa cerca di attaccare discorso coi passeggeri per parlare del proprio dolore, ma questi sono ubriachi o frettolosi e nessuno lo ascolta. Rientrato nella stalla, Iona abbraccia il proprio cavallo e parla con lui. La piena compiutezza morale, la maturità sentimentale di molti personaggi di Cechov non si realizzano perché gli incontri che potrebbero favorirle o sono impossibili oppure si sciolgono troppo presto, dopo poche ore, pochi giorni o pochi mesi.

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