Alla fine del primo libro del "Mondo come volontà e rappresentazione", Schopenhauer descrive per alcune pagine la filosofia degli stoici. Riporto un suo sintetico giudizio, e poi, più distesamente, la sua critica, che è non solo profonda, ma anche divertente.
"L'etica stoica è veramente un tentativo prezioso e rispettabile di valersi della ragione, di questo grande privilegio dell'uomo, per un fine degno e salutare: per elevare la creatura umana al disopra delle sofferenze e dei dolori che toccano in sorte ad ogni vita".
Ed ecco la sua bella e sorprendente critica.
"La contraddizione intima, da cui l'etica stoica è affetta nei suoi stessi princìpi fondamentali, si rivela anche nel fatto che il suo uomo ideale, il saggio stoico, nella rappresentazione che essa ne dà, non è mai animato da un soffio di vita o d'intima verità poetica, ma resta un rigido burattino dalle membra di legno di cui non sappiamo che fare, che non sa neppure lui che fare della propria sapienza, e di cui la calma, la contentezza, la beatitudine riescono incomprensibili per il contrasto troppo stridente con la natura umana. Che abisso tra lo stoico e quei vincitori del mondo, quegli espiatori volontari, che la sapienza indiana presenta e che realmente produsse; o tra lui e il Salvatore del cristianesimo, figura sublime, esuberante di vita profonda, piena di così fulgida verità poetica e di così alto significato, e che tuttavia, nonostante la sua virtù perfetta, la sua santità e la sua dignità morale, vediamo esposto alle più acerbe sofferenze!".
Nella sua lunga introduzione al libro di Schopenhauer "Il fondamento della morale" (Laterza), Cesare Vasoli criticava e svalutava, più di cinquant'anni fa, la filosofia del pensatore tedesco, perché non pone lo scopo dell'attività dell'uomo nell'agire storico. C'è stato un tempo in cui gli intellettuali di sinistra affermavano in modo tronfio che solo l'agire storico portasse alla liberazione dell'uomo e a un mondo migliore. Proprio in questi giorni stiamo assistendo all'ultimo spettacolo a cui può portare l'agire storico: in nome dell'Olocausto, i sionisti massacrano gli incolpevoli palestinesi. Basterebbero le poche osservazioni critiche sulla legnosa imperturbabilità degli stoici per capire che la visione di Schopenhauer supera i limiti della storia, con le sue grettezze e miserabilità, per aspirare all'intensità di una vita più alta e umana.
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