domenica 28 novembre 2021

Antonio Genovesi (1713-1769), Se sieno più felici gl'ignoranti che gli scienziati. Lettere accademiche. A cura di Gianmarco Gaspari. SugarCo, 1993.

All'inizio del libro Genovesi si domanda "se ci vivano quaggiù più felicemente gl'idioti e gl'ignoranti, che i dotti e gli scienziati". Premesso che per essere veramente felici bisogna avere un intelletto indipendente e uno spirito libero, oso dire che sia gli idioti e ignoranti che i dotti e scienziati fanno facilmente parte, specialmente oggi, in tempo di Covid, di una medesima categoria.  A sistemare gli idioti basta la battuta attribuita a Oscar Wilde ("Mai discutere con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza"), che riconosce loro una buona dose di felicità, o meglio di soddisfazione, seppur torbida. La stessa volgare soddisfazione devono provare, in larga o larghissima parte, dotti e scienziati, professori e giornalisti, che possono essere (nelle università, nelle redazioni, in televisione, nelle istituzioni) pericolosamente ignoranti. Costoro, anche quando hanno la testa imbottita di notizie, non sanno pensare in modo autonomo. Tutto quello che dicono è di seconda mano, sono concetti ricevuti da altri, trafficano con roba vecchia accattata, le loro opinioni sono fiacche e scialbe, anche se vengono affermate con tono perentorio e con scilinguagnolo sciolto. Lo stile di questo genere di dotti ed esperti è fatto di frasi convenzionali, anzi banali e di espressioni alla moda. Certamente sono soddisfatti di sé e dei loro guadagni, ma felici non saranno mai, perché a loro sono negate la bellezza del mondo e l'intelligenza della realtà.

Nessun commento: