Quando Marta Cartabia, poco meno di due anni fa, apparve sulla scena pubblica come presidente della Corte Costituzionale, ebbi subito l’impressione di averla già vista, perché mi ricordava quelle compagne di liceo sgobbone e un po' bruttine (in ogni classe ce n’erano almeno due) che sin dal primo giorno di scuola si sistemavano al primo banco, sotto la cattedra, e passavano tutto l’anno scolastico ad annotare, piene di zelo, su grandi quadernoni ogni parola dei professori. Ora che è diventata ministro della giustizia, la vedo in televisione ritta e rigida, in posa istituzionale, scivolare come una madonna in processione sui pavimenti dei palazzi governativi, senza quasi muovere un muscolo. Il filosofo Schopenhauer ha scritto che le capacità intellettuali hanno la loro espressione più spiccata non solamente nel viso e nella mimica, ma altresì nel modo di camminare, anzi in ogni mossa per quanto lieve. Il modo di camminare della Cartabia è certamente molto istituzionale, ma proprio per questo è anche del tutto innaturale, perché in esso la natura - per dirla ancora con Schopenhauer - è sottomessa ai desideri e alle ambizioni della volontà. Anche in queste inezie si può vedere quanto le istituzioni sono lontane ed estranee alla vita reale.
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1 commento:
Bellissima analisi, complimenti
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