sabato 15 febbraio 2020

Mattia Santori: fuori, sardina di piazza; dentro, acciuga sott'olio.

Prima che televisione e internet diventassero i canali della comunicazione universale, per farsi conoscere bisognava saper scrivere; e per scrivere, anche modesti articoli di giornale, bisognava imbastire un discorso fondato su un ragionamento, che poteva magari essere sbagliato, ma che doveva avere almeno una parvenza di legittimità e di coerenza.
Oggi questa coerenza e questa fondatezza non sono più necessarie. Oggi una scemenza qualsiasi fa notizia e suscita un dibattito acceso, o meglio un diluvio di reazioni, che durano solo poche ore, fino alla scemenza successiva.
Mattia Santori, una 'sardina' allevata in laboratorio e nei compiacenti studi televisivi, di scemenze e di cattiverie ne dice parecchie. L'ultima è questa: "Salvini è un erotico tamarro, mentre noi proponiamo un modello erotico romantico".
E' desolante che oggi si possano dire scempiaggini senza provare vergogna e anzi con l'approvazione di masse di 'buonisti'. Il fatto è che queste sardine, presentate come salvatrici della democrazia, parlano, pensano, vestono e sorridono come quei ragazzi entusiasti che in televisione, con salti e urla insensate di gioia, esaltano la bontà di una nuova merendina, di una bibita simpatica piena di bollicine o di una confezione di allegre patatine. 
Da decenni l'implacabile pubblicità da cui siamo tempestati educa i cittadini ad entusiasmarsi per sciocchezzuole luccicanti e dissolve la loro personalità. 

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