Ho letto questo libro
in una traduzione pubblicata dall’editore Vallecchi nel 1943 (tempo di
guerra!), formicolante di errori di stampa e, a giudicare da molte frasi mal
connesse, eseguita in gran fretta.
Ma anche così
malconcio, il romanzo è avvincente.
Modeste Mignon è
una bella ragazza di vent’anni, di animo nobile, lettrice appassionata di
Goethe e di Montaigne, di Milton e di Rousseau, che, spinta dal suo fervore
sentimentale e intellettuale, scrive dalla provincia a un celebre poeta
parigino, Melchior de Canalis, per esprimergli il proprio entusiasmo per i suoi
versi. Il poeta, che riceve molte lettere di ammiratrici, non coglie l’intensa sincerità della ragazza, e passa la lettera al segretario, Ernest de la Brière, perché sia lui a rispondere a suo nome.
"E Canalis porse la lettera a La Brière. Quel poema, quell'esaltazione nascosta, insomma tutto il cuore di Modeste fu teso con indifferenza, con un gesto da vanitoso", al segretario.
Ernest è un giovane sensibile e profondo e scrive a Modeste una lettera sentita e originale che colpisce la ragazza e la invoglia a rispondere.
Comincia un fitto carteggio da cui nasce subito una amorosa comunione spirituale. Modeste però è convinta che il suo corrispondente sia Canalis.
Quando costui viene a sapere che la famiglia della ragazza è diventata molto ricca, attirato dalla dote milionaria, vorrebbe mettere da parte il segretario e offrirsi lui come marito alla ricca ereditiera.
A seguito di varie circostanze, Canalis e La Brière si presentano a Le Havre, dove abita Modeste, perché lei possa scegliere liberamente chi debba essere il suo futuro sposo.
La Brière è pieno di vergogna per aver fatto credere, scrivendo, di essere Canalis, ed è umiliato dal pesante disprezzo di Modeste. Inoltre, nelle giostre di salotto, è eclissato dal brio e dall’eloquenza artificiosa del poeta.
Ma, con vari trucchi messi in atto da personaggi che vogliono bene alla ragazza, l’aridità e l’animo calcolatore di Canalis vengono smascherati, e Modeste capisce finalmente che l’amore di La Brière è vero e profondo.
Sembra la storia a lieto fine di una leggera e brillante commedia degli equivoci. In effetti il romanzo, con personaggi quasi immobili che dialogano in continuazione sullo sfondo di poche scene fisse, ha un prevalente ritmo teatrale.
Però, a dispetto del lieto fine, la commedia non racconta solo una fortunata storia d’amore, ma aggiunge un documento drammatico al “grande archivio sulla natura umana” che Balzac ha costruito con la sua opera.
In quest’opera egli
ha voluto celebrare il suo felice amore epistolare per la contessa polacca Ewelina Hanska, che rivive
nella giovane Modeste, intorno alla quale Balzac ha creato una cerchia di persone, quasi tutte brave buone e sagge, che sono, però, tutte
un po’ scialbe. Al centro del romanzo, più che la bella e intelligente Modeste,
c’è la personalità del poeta Canalis, che Balzac descrive con la sdegnata
chiaroveggenza di un grande moralista e
psicologo sociale.
Il romanzo vale, dunque, per questa forza di analizzare la bassezza d'animo e per la
capacità di cogliere, pur in un
ambiente quasi tutto idilliaco, il lato ridicolo o ignobile di pochi personaggi.Solo poche battute sono dedicate a un personaggio minimo come Madame Latournelle, moglie non spregevole del buon notaio Latournelle. I due coniugi sono devoti alla famiglia di Modeste e si preoccupano di evitare che la ragazza sia avvicinata da uomini e abbia turbamenti sentimentali.
Siccome era figlia di un cancelliere di tribunale, Madame Latournelle diceva di essere uscita da una ‘famiglia parlamentare’. ‘‘Lei annusa tabacco, sta diritta come un palo, posa a donna importante, e assomiglia moltissimo a una mummia alla quale il galvanismo avesse potuto rendere la vita per un momento’’.
Parlando con la mamma di Modeste dell’amore della ragazza per i libri, la severa notaia dice : ‘‘E’ una ragazza molto esaltata, che si entusiasma per le poesie di questo o per la prosa di quello… Mi sembra una pazzia quella sua ammirazione per il signor Hugo! Io non so davvero dove quelle persone là (Victor Hugo, Lamartine, Byron sono ‘quelle persone là’ per le signore Latournelle) vanno a pescare le loro idee’’.
Qui, di fronte ai piccoli difetti della natura umana, l’ironia di Balzac è ancora leggera e divertente, ma quando incontra il suo personaggio più politico, cioè più completamente rappresentativo della società dell’epoca e della sua corruzione, la descrizione diventa dettagliata, precisa, tagliente e implacabile.
Modeste, nella sua impetuosa vita spirituale, ‘‘era assetata delle sofferenze nascoste, come dei grandi dolori del pensiero’’; la nobiltà delle sue idee riguardo alla vita l’aveva portata a prendere la decisione di ‘‘soffrire in una sfera elevata invece di sguazzare nel fango di una vita di provincia’’.
Un giorno vide nella vetrina di un libraio il ritratto litografato di uno dei suoi autori prediletti, Melchior Canalis. Il poeta, ‘‘disegnato in una posa molto ‘alla Byron’, mostrava all’ammirazione pubblica i suoi capelli al vento e il collo nudo’’.
Modeste, si può dire, se ne innamora immediatamente, ma Balzac non ci lascia pensare nemmeno per un attimo che si tratti veramente di un grand’uomo, ma lo smaschera subito come "mercante di strofe" e "ciarlatano letterario".
I suoi versi sono ‘‘eccessivamente falsi, pieni d’ipocrisia ’’, però piacciono ‘‘per delle maniere carezzevoli da infermiere, per una dolcezza traditrice, per una deliziosa correttezza’’.
‘‘Canalis non possiede il dono d’infondere la vita nelle sue creazioni, ma sa calmare le indeterminate sofferenze, simili a quelle che assalivano Modeste’’.
A quanti scrittori (e scrittrici) contemporanei famosi senza alcun merito si adattano questi sferzanti giudizi di Balzac!
Canalis ‘‘parla alle fanciulle nel loro linguaggio, calma il dolore delle più sanguinose ferite… Egli si contenta di dir loro con voce armoniosa, alla quale si crede : ‘Io sono infelice come voi, e vi capisco benissimo; venite da me, piangeremo insieme sulla riva di quel ruscello, sotto i salici !’. E ci si va, infatti, e si ascolta la sua poesia vuota e sonora come i canti con i quali le bambinaie addormentano i fanciulli ’’.
‘‘Quelle smorfie di poeta angelico gli riescono, come riusciranno sempre quelle della donna che sa far bene l’ingenua, la meravigliata, la giovinetta, la vittima, l’angelo offeso’’.
Canalis è un giovane di ventinove anni, e da dieci ha per amante una duchessa, Eléonore de Chaulieu, di quasi sessanta, "che lo amava più per se stessa che per lui". Lei è ancora molto bella, ma fredda, possessiva ed egoista, perfettamente complementare a questo giovane e ‘‘piccolo ambizioso attillato nella sua marsina, con delle maniere da diplomatico, che sogna di avere un’influenza politica, aristocratico da far nausea, ricercato, pretenzioso, che ha sete di una ricchezza per poter possedere la rendita necessaria alla sua ambizione’’.
Balzac non lo perde mai di vista. Quando Canalis e il segretario si presentano a Le Havre in casa di Modeste, il poeta comincia a pavoneggiarsi per affascinare la ragazza, davanti alla quale recita, anzi "tuba", le proprie poesie, e Balzac sottolinea la falsità di ogni gesto e di ogni parola.
‘‘Qual è il poeta ?, chiese la signora Latournelle.
‘‘Quello che cammina come un tamburo maggiore ’’.
‘‘Ah !, disse la notaia osservando Canalis, che si dondolava come un uomo ammirato’’.
Come si sente oggi la mancanza di un romanziere che descriva con la forza e l'acutezza di Balzac i politici che camminano come un tamburo maggiore, i
personaggi che hanno fatto carriera senza qualità e gli artisti che vendono solo fumo!
Nessun commento:
Posta un commento