martedì 5 maggio 2015

In Italia tutto scorre, ma niente cambia.




L’attività del governo Renzi sta facendo tornare d’attualità lo studio del periodo fascista.
Il Fatto quotidiano ha indicato recentemente le somiglianze fra il modo di esprimersi di Mussolini e le  lapidarie fanfaronate di Matteo Renzi.
Aggiungo che il disprezzo che il nostro provinciale presidente manifesta per la cultura e  i “professoroni” è certo più grande dell’orgoglio con cui Mussolini si vantò a un  congresso fascista (21 giugno 1925) di non aver mai letto nemmeno una pagina di Benedetto Croce, mandando in brodo di giuggiole tutti i partecipanti.
Giovanni Giolitti definì in modo sarcastico la velocità inutile e abbagliante, dicendo che “il fascismo è come una trottola: se si ferma, cade”. E anche Fabio Cusin, coraggioso storico morto troppo presto, faceva su Mussolini osservazioni che calzano a pennello al veloce, scoppiettante e invadente Renzi: "Egli parla, parla, e più parla e più si gonfia; non sa dove si vuol andare, ma certo in alto e lontano. Intende personalmente tutto fare, tutto disporre, a tutto provvedere. Dove c'è un'iniziativa, un accenno a una qualche operosità che faccia impressione sulle masse, egli subito eccita, approva, organizza, esagera" (Antistoria d'Italia, Oscar Mondadori, p. 301).
C'è un'altra interessante somiglianza fra i due capi di governo. Matteo Renzi parla sempre di 'cambiamento' ("Eh, ma noi questa Italia la cambiamo") proprio come Mussolini parlava continuamente della rivoluzione. "Perché?", gli chiese il giornalista tedesco Emil Ludwig, e il dittatore: "Quella parola fa un'impressione mistica sulla massa".


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