domenica 5 ottobre 2014

I vivi e i morti: passato e presente. François-René de Chateaubriand, Mémoires d'Outre-Tombe.

Alcuni libri dei Mémoires d'Outre-Tombe sono stati tradotti in italiano da Orsola Nemi e pubblicati dall'editore Sansoni nel 1981 con il titolo "Napoleone".  La citazione che segue, che mi sembra la più bella, proviene da quel volume:
"Nessuno sa crearsi, come me, una compagnia reale evocando le ombre; tanto la vita dei miei ricordi assorbe in sé il sentimento della vita reale. Le stesse persone delle quali mai mi sono occupato, se muoiono, invadono la mia memoria; si direbbe che nessuno mi può divenire compagno se non è passato attraverso la tomba [...] Dove gli altri trovano una eterna separazione, io trovo una riunione eterna; se uno dei miei amici abbandona la terra, è come se venisse ad abitare il mio focolare; non mi lascia più. A misura che il mondo presente si ritira, il mondo passato torna verso di me. Se le odierne generazioni disdegnano le generazioni invecchiate, ci rimettono le spese del loro disprezzo per quanto mi riguarda: non mi accorgo nemmeno della loro esistenza".
Su Napoleone, di cui parla molto diffusamente sia dal punto di vista psicologico che storico, i giudizi di Chateaubriand sono interessanti e acuti e, credo, tuttora validi. Quello che segue mi sembra un giudizio riassuntivo di grande respiro.
Napoleone "forse avrebbe ancora sconvolto il mondo, se, affrancando la patria, avesse saputo risolversi a chiamare all'indipendenza le nazioni straniere. Il momento era propizio: i re, che avevano promesso ai sudditi un governo costituzionale, avevano mancato vergognosamente alla parola data. Ma la libertà era antipatica a Napoleone da quando aveva bevuto alla coppa del potere; preferiva essere vinto coi soldati che essere vincitore coi popoli" (pag. 321).

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