Filippo Ceccarelli scrive per Repubblica. Appartiene alla squadra di giornalisti generici che quel potente giornale, per colpire personaggi pubblici avversi, tiene in servizio permanente, travestiti da osservatori e commentatori dei costumi. Solo oggi ho potuto vedere, sul supplemento di venerdì 1 febbraio, come il Ceccarelli ha conciato per le feste Gianroberto Casaleggio, definito la ‘mente’ di Beppe Grillo e ‘un guru che si sente Tex’. La battaglia di questi fustigatori di Repubblica, avvolgente e pervasiva, si sviluppa su tutti i piani, dal piano nobile della cultura e della politica fino a quello materiale delle posizioni del corpo e quasi delle dita dei piedi, che hanno pure la loro importanza, come la storia del maestro di Vigevano, del povero Lucio Mastronardi, ci ha insegnato. Quando prendono di mira qualcuno, questi scrittori d’assalto non tralasciano niente, passano tutto al setaccio della loro verve stereotipata e del loro finto sdegno: idee, parole, azioni, conti correnti, trascorsi legali, gesti, tic, abbigliamento e perfino il taglio dei capelli. Alcuni di loro usano la catapulta, altri l’accetta, altri ancora degli spilloni acuminati. Non c’è da aspettarsi che, nel descrivere la personalità e la condizione delle loro vittime, siano precisi né, ancor meno, veritieri, però debbono essere sicuramente efficaci, visto che i loro numerosi lettori del ‘ceto medio intelligente’ si divertono ‘da morire’ alle loro battute. Del resto, questi giornalisti sono bravissimi a fare bolle di sapone e a gonfiare il vuoto. In questa vasta azione coordinata e costante, che ha tutti i crismi di una vera scuola (la grande scuola di Repubblica!), Ceccarelli ha il ruolo di interprete delle immagini. La sua rubrica si chiama infatti ‘Indizi visivi’. Nella puntata del 1 febbraio, Ceccarelli ha preso una foto di Gianroberto Casaleggio e ci ha costruito sopra un piccolo saggio di fantascienza. A me sembra che la faccia di Casaleggio esprima solo mitezza, serietà e malinconia. Ma, siccome si è fatto fotografare sullo sfondo di alcuni poster di Tex Willer, Ceccarelli trova che ha assunto “una qualche postura western. A parte lo sguardo, orientato nel senso di un menefreghismo attivo, con appendice di sfida e integrazione di disprezzo sconfinante nella nausea”. Il giornalista di Repubblica tira fuori dalla faccia di Casaleggio cose più fantastiche che un prestigiatore da un cappello a cilindro.
Ma
guardiamo ora la faccia del Ceccarelli. Non posso sottrarmi all’impressione che
abbia lo sguardo beffardo e i lineamenti
duri di una persona che non cede facilmente
agli scrupoli. E infatti, pur di colpire l’avversario, non esita a lanciarsi in
una analisi antropologica senza alcun fondamento, forzata e, direi,
penosa. Poiché nella foto Casaleggio, in quel momento di presumibile imbarazzo
in cui non si sa mai bene dove mettere le mani, tiene le sue, con le palme
aperte, appoggiate sui fianchi, in un atteggiamento del corpo peraltro composto e
rilassato, l’originale e sensibile Ceccarelli subito lo prende per un guappo. “Al di là di Tex e delle ideali pistole
pendenti dal cinturone, ciò che colpisce il tenutario [nomina sunt omina] di questa rubrica sono i gomiti in fuori e
le mani non propriamente sui fianchi, ma comunque da quelle parti, come se la
figura volesse conquistare più spazio e mettere in evidenza una massa fisica
maggiore di quella che è. In tale ottica sarebbe interessante sapere se al
momento della foto Casaleggio stava a gambe larghe, nel qual caso il segnale di
attacco come pure il desiderio di battersi sarebbero completi e definitivi”.
Lo
scienziato Ceccarelli, così in vena di supposizioni, poteva anche fare l'ipotesi, per completare il quadro clinico di Casaleggio, che egli al momento
della foto, avesse anche una bella erezione, cosa che avrebbe dimostrato in modo indiscutibile l'oscura volontà di dominio del guru 5Stelle. Ma forse, nonostante l’espressione disinibita della sua faccia, il giornalista di Repubblica è stato trattenuto da uno scrupolo di timidezza.
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