domenica 31 marzo 2024

Il professor Luciano Canfora come don Ferrante

Luciano Canfora, che ha definito Giorgia Meloni “neonazista nell’animo” e che per questo è stato querelato, fa dei ragionamenti molto sottili per giustificare quella definizione. Ma a me pare che la personalità politica della Meloni, più che dal nazismo, sia segnata dal camaleontismo. Lei era per l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea, era contraria alle sanzioni alla Russia, contro la sudditanza agli Stati Uniti, estimatrice di Vladimir Putin, ma ora ha completamente rovesciato le proprie posizioni. A Canfora, a parte le sottigliezze dialettiche, non resta altro, per giustificare la sua definizione, che aggrapparsi a una ormai moderata contrarietà della Meloni all’immigrazione, spacciandola per xenofobia. Il professore, inoltre, si dichiara contento di poter esporre in tribunale le sue valutazioni politiche, perché, ha detto citando Gramsci, “la politica è il momento più alto della vita morale”. Ma il professore confonde la fantasia con la realtà, la teoria con la pratica, l’astratto con il concreto. Solo come concetto e come ideale, la politica è il momento più alto della morale. La politica di fatto, invece, è, quasi sempre, il suo momento più basso. Luciano Canfora, che ha scritto innumerevoli libri traendoli da altri libri (metodo aborrito da Schopenhauer e da tutti gli studiosi veramente originali), deve conoscere ben poco il mondo reale se pensa che queste sue polemiche professorali siano un momento alto della politica. Non per niente il professore dichiara che sarebbe contento se lo chiamassero “neostalinista nell’animo”, e per questo assomiglia a don Ferrante, il personaggio dei Promessi Sposi che, proprio a causa delle sue elucubrazioni erudite, disconosce la realtà e muore di peste maledicendo le stelle come un eroe di Metastasio.
 

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