Di Arnold Zweig conosco solo questo romanzo; non posso quindi fare confronti con altre opere sue. L’ho letto per la suggestione del titolo e perché l’avevano letto in carcere, negli anni Trenta del secolo scorso, Vittorio Foa e Massimo Mila, che ne parlarono nelle loro lettere. Ladislao Mittner, nella sua Storia della letteratura tedesca, afferma che Arnold Zweig è stato il migliore scrittore tedesco espresso dal socialismo, ma io penso che questa definizione non sia poi da considerarsi così elogiativa. “Giovane donna del 1914” è, sotto il tema nobile e importante dell’antimilitarismo, un romanzo molto noioso e persino banale. Sembra sostanzialmente un prolisso pamphlet scritto non da un artista ma da un onesto combattente per la pace. I personaggi non hanno vita né sostanza e le divagazioni e osservazioni dell’autore appaiono piuttosto superficiali e gratuite, salvo quando nascono dalla sua esperienza diretta, come quando scrive che “l’addestramento militare, che di solito istupidisce gli intelligenti, rende più intelligenti gli stupidi”. Il libro ha una prosa più concisa, stringente e quasi appassionante nell’ultima decina di pagine, su quattrocento, dove l’autore descrive la guerra, le condizioni dei soldati al fronte e la vita grama dei civili.
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