Che dire di questo libro noiosissimo? Che mi avrebbe
annoiato anche se lo avessi letto a 13 anni. La trama è avventurosa e piena di
fascino, ma il romanzo è scritto senza ispirazione, per freddo proposito.
Le descrizioni sono troppe e troppo aride e minuziose. Quelle che con teminologia marinaresca vogliono spiegare tutti i
movimenti della nave sono prolisse e complicate, impossibili da seguire; le descrizioni
dell’isola del tesoro e della sua vegetazione sono senza calore. Tutto è piatto.
Le azioni sono prive di drammaticità, i personaggi sono figurine senza spessore.
Solo il pirata Long John Silver ha un modesto rilievo. E’ stupefacente che qualche critico l'abbia considerato, “come
romanzo d’avventura, secondo solo all’Odissea e a Le avventure di Tom Sawyer”
(pag. IX). Un giudizio che nasce da una bella confusione di opere! Probabilmente la fama del libro
in tempi moderni è dovuta alle edizioni ridotte e illustrate per ragazzi e
soprattutto al cinema, che con bei paesaggi e bravi attori può compensare
ampiamente tutte le deficienze del libro. Nella noiosa introduzione Emma Letley dà, in 26 pagine, tante notizie bibliografiche più o meno supeflue, analizza virgole e parole, ma, salvo un cenno di passaggio alla "vivace scrittura di Stevenson e le sue magistrali descrizioni di personaggi e avvenimenti", non offre nessuna valutazione estetica del romanzo. Rimane il dubbio se questo modo di fare critica sia vacuo per eccesso di analisi e conseguente difficoltà di vedere l'opera nel suo insieme, oppure se l'attenzione burocratica ai dettagli dipenda dalla mancanza di animo e di passione letteraria.
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