Il secondo libro dell'Eneide comincia con un verso famoso. Enea, richiesto da Didone, sta per cominciare a raccontare le sue disavventure. "Conticuere omnes intentique ora tenebant". A. Di Benedetto, nel suo commento, propone questa traduzione, che mi sembra discreta: 'Tacquero tutti e stavano tesi coi volti fissi'.
Calzecchi Onesti, nella sua troppo celebrata versione, traduce: 'Tacquero tutti e intenti il viso tendevano', creando così un difficile scioglilingua. Nella 'Gerusalemme liberata' c'è un verso che sembra la migliore traduzione: "Tacquero gli altri ad ascoltarlo intenti". E' vero che qui Enea non c'entra, perché chi parla è un pappagallo del giardino di Armida, ma, mutatis mutandis, si potrebbe ascoltare il racconto di Enea con la stessa attenzione.
lunedì 17 dicembre 2018
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