giovedì 14 luglio 2011

Italiani: un popolo di ragni e di roditori. Aspettano con pazienza le loro prede oppure si danno a rosicchiare tutto ciò che è rosicchiabile. 1^ P.

SCENE QUOTIDIANE DI CORRUZIONE. Nel 1999, l’appartamento dove abito fu danneggiato dal fumo e dal calore di un incendio nato in un appartamento vicino. Per ottenere dall’Assicurazione un indennizzo soddisfacente, telefonai ad un avvocato chiedendogli che mi assistesse. Non lo conoscevo: mi era stato indicato da un coinquilino. Dopo quella prima telefonata di semplice presentazione, ne feci solo un’altra per comunicargli che con l’Assicurazione mi ero accordato per un determinato indennizzo: secondo lui poteva andare? Rispose che avevo fatto bene ad accordarmi. Riscosso l’assegno, feci la terza e ultima telefonata: quanto gli dovevo per il suo disturbo? (L’avvocato aveva solo risposto in modo generico alla mia domanda, senza alcuna cognizione dei fatti, perché non aveva visto, letto o negoziato alcunché). Mi convocò nel suo studio e mi chiese trecentomila lire. Mi ero fatto accompagnare dal vicino di casa che me l’aveva indicato. Gli porsi i biglietti di banca al di sopra della sua lussuosa scrivania. Era un pomeriggio di aprile e la porta-finestra della grande stanza si apriva su un bel giardino privato. L’avvocato prese i soldi senza dire una parola e riuscì in un lampo, senza neppure alzarsi in piedi, a farli sparire nella tasca dei pantaloni. Un vero prestigiatore! La cosa più umiliante per me fu che dovetti fare finta di niente, perché rimasi impigliato nel falso tono brioso che si era creato, di persone superiori che non si curano dei soldi. 

................... Una signora viene operata alla spalla, a Firenze, in una clinica privata convenzionata. Il chirurgo è un ortopedico di una città del nord che settimanalmente scende in Toscana (130 euro a visita), passando per l'Emilia, dove ha ambulatorio e clientela. Mezz’ora dopo il ricovero, arriva in camera la rappresentante di una farmacia che lavora per la clinica. “Lei, signora, ha già il tutore per il braccio?”. “No, a dire il vero non ci avevo pensato”. “Il dottore che la opera preferisce questo modello”. “Ah sì? E quanto costa?”. “Sessantacinque euro”. “Mmmm, va bene”. (Il tutore proposto è un pezzo di stoffa con due nastri adesivi). Venti ore dopo l’operazione, la signora viene già dimessa, ma per i due giorni successivi non può alzarsi dal letto. La visita di controllo, una settimana dopo, nello studio dell’ortopedico settentrionale, è a pagamento. Non è previsto che la visita di controllo si faccia in clinica e sia coperta dal costo dell’operazione . Però c’è uno sconto (dovuto forse alla cattiva coscienza): invece di 130, solo 110 euro. Il medico è sui quarantacinque anni, ha i lineamenti rozzi di un campagnolo ed è inespressivo ed evasivo come un automa. “Signora, lei deve iniziare una fisioterapia di riabilitazione”. “Non posso farla vicino a casa mia? All’Humanitas forse è in convenzione”. “Beh, vedrò, mi informerò, devo chiedere alla mia segretaria. Ma guardi, signora, la sua è stata una operazione abbastanza seria... La sua spalla va seguita. Alla fine del mese, voglio rivederla. Io le consiglierei di venire, almeno per i primi tempi, a fare la riabilitazione qui allo studio”. Dopo la visita, la segretaria: “Allora, signora, può cominciare da lunedì prossimo, alle 15, 30. Per ora la fisioterapia, da noi, non è in convenzione. Bisognerà vedere dopo settembre. Il prezzo è di trenta euro per un trattamento di mezz’ora..... Ah, ma qui leggo che è prescritto anche il massaggio... Beh, vedremo lunedì, vedremo lunedì”. 

.................. L’Italia pullula di avvocati. Il padre di un giovane avvocato vantava con me l’abilità del figlio. Costui, grasso come l’Omino Michelin, ha trovato il modo di guadagnare bene con il minimo consumo di energia. Segue le pratiche per ottenere grossi rimborsi dalle Compagnie di assicurazione, rappresentando clienti coinvolti in gravi incidenti stradali. Lui sta sempre in casa (come Nero Wolfe), pronto però a muoversi anche a notte fonda. Ha sempre in tasca una busta con 500, 800, 1000 euro in moneta sonante. E’ in contatto con una serie di vigili urbani e agenti del traffico che, quando sono chiamati per un incidente, se l’incidente è abbastanza grave e fa intravedere un buon guadagno, gli telefonano immediatamente. Lui subito si reca sul posto e si presenta alle persone coinvolte o ai loro familiari, offrendosi di seguire il caso. Pare che gli vada sempre bene. L’agente che gli ha telefonato prende la sua bustarella e l’avvocato non ha da fare altro, in seguito, che ottemperare a degli obblighi burocratici (compito svolto per lo più da uno o due galoppini) e aspettare la sua ghiotta percentuale. Si può immaginare qualcosa di più miserabile? 

........... La mia Compagnia di assicurazione mi obbliga a servirmi, ogni volta che la mia auto ne ha bisogno, di una grande officina meccanica e carrozzeria. Questi meccanici e carrozzieri lavorano bene (anche se a ritmi ministeriali). Figurarsi che per un graffio sono capaci di riverniciare mezza auto; per una ammaccatura cambiano mezza carrozzeria. Tanto paga l’Assicurazione! Io l’ho detto all’impiegato-assicuratore con cui ho più confidenza: “Quelli rubano!”, ma lui non ha fatto una piega. Continuo ad andarci perché l’officina è vicino a casa mia. In alternativa, dovrei affrontare il disagio di attraversare tutta la città. Recentemente sono stato tamponato. Una leggera botta insignificante. Non volevo denunciare l’incidente, ma poi l’ho fatto, perché il giorno dopo ho scoperto che lo sportello del bagagliaio non si chiudeva più. Vengo convocato dall’eminenza grigia dell’officina (un ragnetto nero e peloso), che con una chiave inglese, in un minuto, ripara lo sportello del bagagliaio. Penso di poter andarmene soddisfatto, ma l’eminenza mi blocca: “Il danno mi sembra serio; lo sportellone non era niente. Vede qui queste bombature? Non ci dovrebbero essere”. Io mi sforzo di vedere, ma non vedo niente. Lui mette l’auto sul ponte e con una lampada comincia a esaminarla centimetro per centimetro. Penso che un medico coscienzioso non visiterebbe con tanta attenzione nemmeno un malato grave. E infatti è raro che la coscienza abbia la stessa forza propulsiva e la stessa perspicacia dell’interesse e dell'avidità. Alla fine la diagnosi è infausta: l’auto necessita di un costoso intervento. Per un piccolo losco guadagno extra, anche il 'perito' della Compagnia di assicurazione che deve pagare il danno conferma questa spesa. Che importa! Tanto, in conclusione, paga Pantalone! 

............. Un anziano professore universitario di storia dell’arte, autore di diversi libri che contengono molte belle foto, ma testi quasi superflui, racconta a tutti che lui conosce questa e quest’altra persona importante e che sono tutte grandi amiche sue. E spiega: “Per esempio, avevo bisogno di un libro prezioso che non può essere dato in prestito, ma io conosco la direttrice della Biblioteca, che è una grande amica mia...”. Il professore per avere un certificato, un documento, una ricetta, un bell’oggetto o un servizio qualsiasi, non segue mai le procedure previste per i normali cittadini. Tra i suoi grandi amici, ci sono sempre un direttore, un vice-direttore, un commercialista, un segretario, un geometra, una infermiera, un commesso, un portiere e perfino un ragazzo d’ascensore, a cui egli può rivolgersi direttamente per ottenere quello che desidera senza fatica e pagando, quando è proprio inevitabile, solo il minimo. E il professore, che senza dubbio si sente un eletto, ha il coraggio di vantarsene. Deve, anzi, sentirsi un super eletto, perché anche per quei contatti brevi e irregolari, quando si tratta di persone di basso grado, per non perdere tempo e per non rischiare di essere considerato un uomo comune, manda avanti la moglie, che venera il marito come un padreterno. 

....................... Giovanni e Carmela: una bella coppia italiota. Lui ha poco più di 60 anni, lei poco meno. Lui è figlio di contadini dell’Italia centrale, lei proviene dal sottoproletariato meridionale. Tutti e due sono finiti nel pubblico impiego. Carmela è bassa, massiccia e tonda; Giovanni è un po’ più alto ma altrettanto tondo, col suo pancione, con la sua facciona flaccida, la boccona ripugnante, gli occhioni dall’espressione stupida e sfacciata. Carmela parla sempre con tono lamentoso di difficoltà da affrontare e di disgrazie (sempre descritte con esagerazione) che hanno colpito ora la famiglia del fratello, ora quella della sorella o i vecchi genitori. Se qualcosa le va bene, se compra una casetta al mare o la figlia vince un concorso, lei non lo racconta a nessuno. L’avvenimento viene conosciuto nell’ambiente di lavoro solo col tempo, per la propria forza spontanea e quasi automatica e, alla fine, è ammesso dalla stessa Carmela come un episodio naturale e scontato, di nessuna importanza. Lei non conosce il momento della gioia e della condivisione con gli altri: tutto è tenuto nascosto, salvo le ‘disgrazie’, per le quali Carmela chiede costantemente compassione e (a volte) concreta solidarietà. Se nello svolgimento del proprio lavoro, le capita di conoscere una persona importante (un generale, un alto funzionario), per anni lei le manda puntualmente gli auguri per Pasqua e Natale e i complimenti per ogni avanzamento in carriera, che lei, se può, segue con attenzione. Del marito Giovanni basti dire che aveva a Roma una zia suora e che, quando andava a farle visita, si riempiva le tasche con le monete delle elemosine. La zia suora, inoltre, prima di distribuire ai poveri i vestiti vecchi offerti dai parrocchiani, chiamava i parenti perché scegliessero i capi migliori. Ho descritto sommariamente questi due personaggi per rappresentare in modo più veritiero ed esilarante una scena, con loro protagonisti, degna dei migliori film di Totò. Erano in una pizzeria con una coppia di conoscenti. Al momento del conto, gli uomini si alzano dal tavolo e si avvicinano alla cassa. Sessanta euro da dividere a metà. Il conoscente porge al cassiere un biglietto da 50, aspettandosi il resto di venti. Giovanni porge un altro biglietto di color rosa. Il cassiere li ringrazia e li congeda. “Ehi, chiede Giovanni, ma non mi dà il resto?” “Quale resto? Lei mi ha dato un biglietto da dieci euro”. “Ah, no davvero! Io le ho dato 100 euro. Proprio venendo qui, stasera, mia moglie ha prelavato al Bancomat due biglietti da cinquanta, me li ha dati in macchina e io li ho messi qui nel portafoglio. E ora non ci sono più”. “Scusa, Giovanni, interviene il conoscente, perché hai dato al cassiere due biglietti da cinquanta? Non era per niente necessario: al massimo, ne bastava uno”. “Erano appiccicati; non me ne sono accorto”. “Potresti averli messi in qualche tasca o lasciati in macchina”. “Neanche per sogno. Carmelina, è vero che ho messo i soldi nel portafoglio?”. “Ceeerto, l’ho visto iiio!”. La discussione col cassiere degenera subito in lite e va avanti per cinque minuti. I due stanno quasi per picchiarsi. Giovanni non indietreggia di un millimetro. Alla fine, il cassiere, esasperato, gli dà cinquanta euro e li caccia via tutti. Il conoscente non riceve il suo resto, mentre la coppia italiota, oltre a mangiare a sbafo, guadagna pure un bel biglietto da cinquanta. In strada, Giovanni rimprovera: “Non dovevi mettermi in difficoltà”. “Sono sicuro che a casa li ritroverai in qualche tasca, i due biglietti”, dice il conoscente. Dopo due giorni, Carmela telefona alla moglie del conoscente assicurandole di non aver ritrovato i soldi“. “Questa telefonata significa chiaramente, commentano moglie e marito, che li hanno ritrovati”. Carmela, con le sue antenne di serva, capisce così bene di non essere stata creduta, che da allora non ha più telefonato e i rapporti si sono interrotti. Chissà con quanta soddisfazione i coniugi italioti avranno gongolato: “C’è andata bene, cazzo, c’è andata bene!”. (continua al post successivo)

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