domenica 20 marzo 2011

Il vanitoso Eugenio Scalfari applaude il presidente Giorgio Napolitano.

Editoriale di Eugenio Scalfari su la Repubblica di oggi: "Rombano i motori dell'armata di Occidente".
Dopo una serie di considerazioni poco interessanti sull'intervento militare contro il leader libico Gheddafi, Scalfari conclude con un inno e un monito:
"L'Italia ha una missione da compiere e una grande occasione da cogliere. Noi ci auguriamo che ne sia all'altezza. Le esortazioni di Giorgio Napolitano ci siano, anche in questo, di insegnamento e di stimolo".
Ma come scrive Eugenio Scalfari? Nel suo stile e perfino nel titolo dell'articolo l'eco del peggiore Edmondo De Amicis si mescola con l'eco del peggior Gabriele d'Annunzio.
Quando non è impegnato a dare lezioni all'universo mondo, il 'venerato maestro' prova una certa ebbrezza ad inchinarsi in modo retorico di fronte alle 'autorità': la maestà della legge, la salvezza dello Stato (come ai tempi del rapimento di Aldo Moro), i princìpi liberali, la sacralità delle istituzioni, il presidente Ciampi, il presidente Napolitano...
Questo vuoto ossequiare lo fa sentire nobile e integro come un antico romano.
E Scalfari continua:
"In questi mesi la figura del nostro Presidente ha acquistato uno spessore etico e politico che ne fa il punto di riferimento di tutto il Paese [Signor Scalfari, parli solo per sé, per favore, o al massimo per il suo club di distratti intelligentoni!]. Questa unanimità non è posticcia né retorica, esprime un sentimento e un bisogno. Ci rafforza come nazione".
Queste affermazioni di Scalfari non sono pie illusioni o rispettabili vaneggiamenti, ma mistificazioni consapevoli.

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