
Al mercatino delle cose usate che si tiene a Scandicci l’ultima domenica di ogni mese, c’era, poche settimane fa, un giovanotto che esponeva, dentro una antica valigia di fibra, una ventina di vecchi libri.
“Da dove vengono questi libri?”, gli ho chiesto.
“Appartenevano allo zio della mia ragazza, che era curato a Quinto Alto”.
Ho provato pena per quei libri, per la valigia e per il vecchio curato. Il libro che avrei comprato volentieri, se la richiesta fosse stata più modesta, è proprio questo “Volto del bolscevismo”. Per quanto posso ricordare, non avevo mai visto citato il suo autore in alcun libro di storia né l’avevo mai sentito nominare.
Ma, poiché il libro mi attirava, ho preso in prestito la copia posseduta dalla Biblioteca Nazionale (biblioteca meravigliosa, dove è possibile trovare ogni frammento - o quasi – del passato).
La prima edizione austriaca de “Il volto del bolscevismo” (Geist und Gesicht des Bolschewismus) è del 1926. L’autore aveva solo 35 anni, ma i suoi giudizi sono acuti e ponderati, e i decenni successivi non hanno potuto che confermarne il valore. Nel 1925-26 lo stalinismo non si era ancora affermato e Stalin non è mai nemmeno nominato da Fülöp-Miller (anche perché il libro è solo un reportage culturale). Tuttavia il quadro funesto che l’autore descrive dimostra che hanno torto coloro che addebitano soprattutto allo stalinismo l’orrore dei gulag e la catastrofe dell’Unione Sovietica.
Il male era alla radice.
“Oggi la massa impersonale è padrona della Russia, è il fenomeno nuovo più importante che il bolscevismo abbia prodotto... Coloro che credono nella rivoluzione annunciano con estatico rapimento che l’essere dall’aspetto sinistro [la massa] sarà la grande opera del secolo, ‘l’uomo nuovo’, la creatura del futuro che sostituirà l’individuo e regnerà al suo posto... Contro l’individuo la massa muove con formidabile superiorità, perché possiede la forza moltiplicata dell’organizzazione... Questa sarebbe l’unica liberazione possibile: non già l’evoluzione dell’anima può condurre l’umanità a una vera rinascita; la salvezza è raggiungibile soltanto con l’unione meccanica, estrinseca, puramente aggiuntiva di tutti gli individui per mezzo dell’organizzazione. Soltanto funzioni esterne che sono comuni a milioni di esseri, movimenti congeneri e contemporanei possono collegare i molti in una più alta unità; marce, avanzate simultanee, urrà gridati da grandi masse, canti corali di gioia, bastonature collettive dell’avversario; ecco le manifestazioni di vita dalle quali dovrà uscire l’uomo superiore di nuovo tipo. Ma tutto ciò che ci separa l’uno dall’altro, che rappresenta per gli uomini il significato individuale, e perciò anzitutto l’anima, è un ostacolo per una simile evoluzione e deve essere per conseguenza eliminato. L’uomo interiore deve essere sostituito dal ‘magnifico uomo esteriore’, l’anima deve essere redenta dall’organizzazione. Giacché soltanto ciò che è organizzato meccanicamente ha realtà, potenza, durata, soltanto il congegno meccanico è fidato; soltanto ‘l’uomo collettivo’ liberato dal male dell’anima e meccanicamente congiunto da interessi esterni a tutti gli altri, è forte. A lui solo appartiene il regno del futuro”.
“Così molti credenti del bolscevismo hanno sacrificato la loro anima al nuovo idolo sconosciuto, l’uomo-massa, e soltanto aggiungendo questo sacrificio all’altro dell’abolizione della proprietà privata, si può avere un’idea dell’orribile harakiri a cui ha dovuto sottoporsi in Russia l’uomo del passato... In Russia sta sorgendo un mondo, privo di gioia personale per la vita, con quadri senza colori, musiche senza armonia; un sistema filosofico privo del sostegno interiore dello spirito, un mondo meccanizzato in cui vi saranno soltanto macchine senz’anima. Con l’esasperazione dei fanatici, i bolscevichi condannano tutti coloro che vogliono introdurre di soppiatto una ‘psiche’ nell’uomo collettivo a costruzione meccanica per deporre in lui sin d’ora il germe di decomposizione a cui si riduce in fondo ogni specie di psiche”.
“Appartenevano allo zio della mia ragazza, che era curato a Quinto Alto”.
Ho provato pena per quei libri, per la valigia e per il vecchio curato. Il libro che avrei comprato volentieri, se la richiesta fosse stata più modesta, è proprio questo “Volto del bolscevismo”. Per quanto posso ricordare, non avevo mai visto citato il suo autore in alcun libro di storia né l’avevo mai sentito nominare.
Ma, poiché il libro mi attirava, ho preso in prestito la copia posseduta dalla Biblioteca Nazionale (biblioteca meravigliosa, dove è possibile trovare ogni frammento - o quasi – del passato).
La prima edizione austriaca de “Il volto del bolscevismo” (Geist und Gesicht des Bolschewismus) è del 1926. L’autore aveva solo 35 anni, ma i suoi giudizi sono acuti e ponderati, e i decenni successivi non hanno potuto che confermarne il valore. Nel 1925-26 lo stalinismo non si era ancora affermato e Stalin non è mai nemmeno nominato da Fülöp-Miller (anche perché il libro è solo un reportage culturale). Tuttavia il quadro funesto che l’autore descrive dimostra che hanno torto coloro che addebitano soprattutto allo stalinismo l’orrore dei gulag e la catastrofe dell’Unione Sovietica.
Il male era alla radice.
“Oggi la massa impersonale è padrona della Russia, è il fenomeno nuovo più importante che il bolscevismo abbia prodotto... Coloro che credono nella rivoluzione annunciano con estatico rapimento che l’essere dall’aspetto sinistro [la massa] sarà la grande opera del secolo, ‘l’uomo nuovo’, la creatura del futuro che sostituirà l’individuo e regnerà al suo posto... Contro l’individuo la massa muove con formidabile superiorità, perché possiede la forza moltiplicata dell’organizzazione... Questa sarebbe l’unica liberazione possibile: non già l’evoluzione dell’anima può condurre l’umanità a una vera rinascita; la salvezza è raggiungibile soltanto con l’unione meccanica, estrinseca, puramente aggiuntiva di tutti gli individui per mezzo dell’organizzazione. Soltanto funzioni esterne che sono comuni a milioni di esseri, movimenti congeneri e contemporanei possono collegare i molti in una più alta unità; marce, avanzate simultanee, urrà gridati da grandi masse, canti corali di gioia, bastonature collettive dell’avversario; ecco le manifestazioni di vita dalle quali dovrà uscire l’uomo superiore di nuovo tipo. Ma tutto ciò che ci separa l’uno dall’altro, che rappresenta per gli uomini il significato individuale, e perciò anzitutto l’anima, è un ostacolo per una simile evoluzione e deve essere per conseguenza eliminato. L’uomo interiore deve essere sostituito dal ‘magnifico uomo esteriore’, l’anima deve essere redenta dall’organizzazione. Giacché soltanto ciò che è organizzato meccanicamente ha realtà, potenza, durata, soltanto il congegno meccanico è fidato; soltanto ‘l’uomo collettivo’ liberato dal male dell’anima e meccanicamente congiunto da interessi esterni a tutti gli altri, è forte. A lui solo appartiene il regno del futuro”.
“Così molti credenti del bolscevismo hanno sacrificato la loro anima al nuovo idolo sconosciuto, l’uomo-massa, e soltanto aggiungendo questo sacrificio all’altro dell’abolizione della proprietà privata, si può avere un’idea dell’orribile harakiri a cui ha dovuto sottoporsi in Russia l’uomo del passato... In Russia sta sorgendo un mondo, privo di gioia personale per la vita, con quadri senza colori, musiche senza armonia; un sistema filosofico privo del sostegno interiore dello spirito, un mondo meccanizzato in cui vi saranno soltanto macchine senz’anima. Con l’esasperazione dei fanatici, i bolscevichi condannano tutti coloro che vogliono introdurre di soppiatto una ‘psiche’ nell’uomo collettivo a costruzione meccanica per deporre in lui sin d’ora il germe di decomposizione a cui si riduce in fondo ogni specie di psiche”.
Fülöp-Miller passa in rassegna, con considerazioni molto interessanti, anche se di livello giornalistico, la letteratura, il teatro, la musica, l’architettura, la religione e altri aspetti importanti della nuova vita russa, e conclude il suo libro dedicando un capitolo alla katorga (il lavoro coatto) e uno, fondamentale, all’etica del bolscevismo.
(continua)
Nessun commento:
Posta un commento