sabato 19 febbraio 2011

Scandicci e Richard Rogers; Urbanistica di Scandicci; Vandali giacobini a Scandicci; Scandicci e la cultura; Sergio Staino a Scandicci. 4^ p.

Volantino ciclostilato in 500 copie. 4 giugno 1985 Scandicci: Etruschi o Vandali?
L'Eco di Scandicci, dopo aver pubblicato due brevi interventi polemici sul Nuovo Piano Regolatore, spaventato probabilmente del proprio coraggio, ha respinto l'articolo riportato qui sotto. Certo, è più culturale parlare di Scandicci e degli Etruschi che non di Scandicci e dei moderni Vandali che l'hanno messa e la stanno mettendo a sacco sotto varie mascherature: dapprima per dare con urgenza una casa alla popolazione in aumento, ora per fare il salto da quartiere dormitorio a città, con conseguente miglioramento della qualità della vita. "Per una migliore qualità della vita" è ormai diventata una formuletta pubblicitaria (come "diuretica e digestiva" per l'acqua minerale) che può accompagnare qualsiasi provvedimento amministrativo.
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"Senza dubbio la politica di facilitazioni edilizie svolta dal Comune, assecondata dall'interesse dei grossi lottizzatori per la trasformazione in aree edificabili dei loro terreni agricoli, ha dato una spinta poderosa alla speculazione privata, vera artefice dell'urbanizzazione della pianura di Scandicci".
Così scriveva nel 1974 Carlo Titi in un saggio pubblicato sulla rivista dell'Istituto geografico militare, L'Universo.
Per guidare lo sviluppo futuro di Scandicci occorrerebbe almeno riconoscere gli errori passati e correggere i criteri operativi delle precedenti amministrazioni. Invece i promotori del Nuovo Piano Regolatore, pur enfatizzando in modo retorico il presunto salto da quartiere dormitorio a città, accolgono senza batter ciglio i misfatti urbanistici del passato, considerandoli ciò che di meglio si poté fare nelle condizioni difficili della massiccia immigrazione degli anni Sessanta.
Bisognerebbe, però, valutare se quella immigrazione fu un movimento con una necessità e una urgenza proprie, oppure se non fu, almeno per buona parte, suscitato, favorito e attirato, attraverso il richiamo dei bassi prezzi (effetto della facile speculazione edilizia), da amministratori che con tutta evidenza avevano puntato su uno sviluppo grandioso e incontrollato di Scandicci.
E' mancata del tutto una idea razionale e umana di città. Il provincialismo dei nostri amministratori ha ignorato tutto dell'urbanistica contemporanea; e ciò è grave, perché proprio in questo secondo dopoguerra l'esperienza delle città nuove (New Towns) sorte in Inghilterra a partire dal 1946 ha dimostrato che è possibile controllare e dirigere lo sviluppo di città in rapida espansione (Lewis Mumford).
E' davvero singolare che gli urbanisti che hanno disegnato il nuovo grande centro di Scandicci si siano ora ispirati (a mio parere), con un ritardo di una trentina d'anni, proprio ai centri direzionali delle New Towns, che sono ad impianto compatto, con grande concentrazione di edifici e servizi. Ma delle New Towns si è andati a copiare proprio la parte più discutibile, che non può essere trasferita in un altro qualsiasi contesto urbano. I centri delle nuove città inglesi non sono stati calati in un tessuto urbano senza forma e già saturo di costruzioni (come è quello di Scandicci), ma facevano da cerniera a quartieri delimitati da ampie zone di verde. Sulle piante pubblicate da Ll. Rodwin in "Le città nuove inglesi" si può vedere che ogni zona residenziale è circondata da una cintura di terreno libero pari quasi alla metà della zona edificata.
La realtà di Scandicci è del tutto diversa. Il centro previsto dal Nuovo piano avrebbe questi effetti:
a. saturerebbe di edifici l'ultimo spazio significativo rimasto libero nel centro cittadino;
b. priverebbe la città dell'ultimo spazio rimasto per un grande giardino. Fare il parco a Rinaldi non esclude la necessità di un giardino accessibile a una distanza pedonale. Anche se in piccole dosi, la natura dovrebbe essere godibile tutti i giorni e non essere solo la meta di una escursione domenicale;
c. ci regalerebbe in uno spazio ristretto quattro palazzi di quindici piani, che, a parte le considerazioni di tipo estetico, accentuerebbero la fisionomia rigida e burocratica della città;
d. confermerebbe e aggraverebbe un vecchio errore. In passato si è favorita la speculazione edilizia, perché si pensava che fosse inevitabile e quindi giusto che la 'città' prendesse la forma della sua espansione selvaggia e incontrollata. Tutte le altre funzioni erano subordinate a quella espansione. Oggi si dà la preminenza alla funzione terziaria, che controlla e condiziona le altre.
Questa è la città moderna a cui l'Amministrazione aspira: consumistica, conservatrice, antiumana.
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Il solito Sergio Staino ha disegnato un paio di vignette per vantare il Nuovo Piano Regolatore. "Sveglia!!! Non più dormitorio... Scandicci diventa una città!!!"
Che dire di questo disegnatore così celebrato? Non fa né ridere né piangere, ma solo sbadigliare.
(continua al post successivo)

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