sabato 5 febbraio 2011

Ceti medi riflessivi: bibliotecari e lettori. 23^ p. (dal libro inedito: Una Italia tascabile. Saggio sulla sagace piccolezza dei funzionari. 2001).

 ...e mangia di gusto anche la polvere delle quisquilie bibliografiche.

(Nietzsche, Utilità e danno della storia)

Ho avuto come collega René Campofiloni per più di trent'anni. In tutto questo lungo arco di tempo, credo di aver scambiato con lui non più di due o tre frasi all’anno, quasi tutte ingiuriose.
Benché questi scambi verbali fossero rari, la nostra antipatia reciproca si rinnovava ogni giorno: quando ci incontravamo, io facevo una smorfia di disgusto, lui dei gesti scaramantici.
Alla fine, non certo per una sopravvenuta mitezza o benevolenza, bensì per un eccesso di avversione che era quasi spossante, facemmo un tacito armistizio, preferendo ignorarci.
René Campofiloni arrivò in Biblioteca quando era poco più che un ragazzo, subito dopo aver terminato il liceo. Lo conosco quindi da tanti anni, però non so quasi niente di lui.
E' alto e diritto e cammina con una calma così lenta da sembrare arroganza. Da giovane aveva un bel viso e occhi grigi, che guardavano tutti con freddezza e un po' di disprezzo.
Era difficile, nel mondo ordinario degli impiegati, non rimanere colpiti da un aspetto così inconsueto e non far credito a Campofiloni di grandi doti intellettuali e di carattere.
L’ha scritto anche La Rochefoucauld: “C’è una elevatezza che consiste in una certa aria che ci distingue e che sembra destinarci a grandi cose. […] E’ grazie a questa qualità che noi usurpiamo il rispetto e l’ammirazione degli altri uomini”.
Nei primi anni Settanta, Campofiloni arrivava in Biblioteca, ogni mattina, portando sottobraccio Il Manifesto, Lotta continua e Il quotidiano dei lavoratori, e al bar interno, ad ogni pausa, lo vedevamo immerso nella lettura. Deve essere un grande rivoluzionario! chissà quante idee! pensavamo in molti.
Alle vivaci assemblee di quegli anni, lui si sedeva sempre in fondo, nelle ultime file, e non prendeva mai la parola. All'inizio, quando c'era ancora una euforica unanimità, il suo silenzio non mi pareva strano, anzi mi sembrava una prova di signorilità: era inutile aggiungere parole note e prevedibili alle cose già tante volte ripetute e da tutti condivise.
Quando, però, l'unanimità politica, sindacale e culturale di quelle assemblee finì e fu chiaro a tutti il carattere artificioso ed enfatico degli slogan alla moda che l'avevano sostenuta, René Campofiloni continuò a tacere: tacque sempre e in oltre trent’anni non ha mai aperto bocca né ha mai preso la penna per scrivere o firmare un documento.
Questo non gli ha impedito, però, di farsi beffe, nelle chiacchiere di corridoio, delle idee altrui e in particolare delle mie, che erano molto isolate. Non ci sono mai stati un mio volantino o un mio intervento in assemblea che abbiano suscitato la sua approvazione o almeno la sua pubblica riprovazione.
Ho aspettato per molto tempo con viva curiosità che lui si esponesse in qualche modo, esprimendo una propria idea o una propria preferenza, ma è stata una attesa vana.
Non è stata, però, la furbizia di non volersi scoprire, mostrando così qualche punto vulnerabile, che lo ha spinto a non prendere mai posizione. Erano piuttosto indifferenza e pigrizia, come finalmente ho capito.
E la sua indifferenza è stata di una qualità universale. Campofiloni non è stato indifferente solo alla vita della Biblioteca, cosa assolutamente legittima, ma è stato indifferente a tutto.
L'unica cosa che l'abbia mai fatto vibrare è stata la paura di perdere il suo pacifico lavoretto di ricerchine erudite e di compilazione. Potrei comprendere facilmente il desiderio di tranquillità e di isolamento di un uomo così forastico, se egli non si fosse regolarmente abbandonato (solo nei corridoi) al sarcasmo per le idee altrui. Un tipo così non poteva non incontrarsi con il professor Piero Innocenti; e infatti, occasionalmente, lo ha aiutato, sulle sue rivistine, in qualcuna delle sue polemiche vuote e astiose.
Ogni tanto, stanco di aspettare un gesto o un pensiero interessante e originale, curioso di sapere che cosa Campofiloni nascondesse dietro la sua aria di superiorità e le sue maniere sarcastiche, l’ho punzecchiato, con sua grande irritazione, rimproverandogli di avere un aspetto battagliero, ma un animo rinunciatario.
     (continua al post successivo)

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