venerdì 31 dicembre 2010

Risorgimento italiano. Hercule de Sauclières, Il Risorgimento contro la Chiesa e il Sud. Intrighi, crimini e menzogne dei piemontesi. 2003.

Questo acuto e vivace pamphlet, scritto nel 1862, contiene già tutti i motivi che alimentano ancora oggi la critica, sia cattolica che laica, alla gretta e rapace politica di unificazione italiana praticata dal Piemonte di Vittorio Emanuele II. La difesa ad oltranza che Hercule de Sauclières, sacerdote francese, fa della Chiesa cattolica contro i valori cosiddetti liberali gli è valsa l'accusa di essere un reazionario.

In effetti, se si pensa all'ultimo capitolo della monumentale 'Storia delle repubbliche italiane nel medioevo' di Simonde de Sismondi (inizio XIX sec.), nel quale lo storico svizzero analizza le “cause che hanno mutato il carattere degl'italiani poi che sono state ridotte in schiavitù le loro repubbliche”, non si può non trovare oscurantista la difesa della Chiesa tridentina.

Dopo la riforma protestante, scrive Sismondi, in Italia “i papi non si occuparono d'altro che di umiliare le coscienze e ridurre in schiavitù lo spirito umano. […] La chiesa si impadronì della morale, come di cosa di tutta sua pertinenza; sostituì l'autorità dei suoi decreti e le decisioni dei padri ai lumi della ragione e della coscienza. […] I frati preposti a dirigere gli studi e le occupazioni dei giovinetti hanno eliminato dalle loro preghiere ogni fervore, dai loro studi ogni attenzione, dai loro giochi ogni invenzione, dalle loro amicizie ogni effusione emotiva”.

Tuttavia non si deve pensare che la chiesa e la religione siano gli unici fattori di oscurantismo o che lo siano sempre. Anche le ideologie democratiche che si propongono come fine (anche in modo assolutamente sincero) la liberazione dell'uomo, appena stabilizzate al potere, tendono a diventare oppressive e corruttrici. Lascio da parte gli atti dei governi italiani negli anni successivi all'Unità o le funeste gesta dei regimi comunisti (tutte cose ormai note).

Accenno solo a un piccolo fatto dei nostri giorni, analizzato da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera dell'8 novembre 2009: l'introduzione nelle scuole di una nuova materia, 'Cittadinanza e Costituzione', con lo scopo di formare il cittadino modello, il perfetto democratico.

Si compie così, scrive Galli della Loggia, un nuovo, decisivo, passo avanti lungo quella china micidiale che sta portando la scuola italiana al disastro: cioè la sua trasformazione dal luogo di apprendimento che era un tempo a una sorta di insignificante agenzia alla socializzazione. Un mutamento genetico in atto da almeno tre decenni. […] È per questa via che si compie il passaggio dalla scuola dei saperi, in cui si andava per apprendere qualcosa, a quella - come leggiamo nei documenti ufficiali - dove invece si compiono «percorsi formativi» e si acquistano certificati di civismo”.

Ma ciò che in questo modo si perde - che in sostanza anzi sembra essere già perduto -, continua Galli della Loggia, è qualcosa di decisivo: è né più né meno che la consapevolezza del valore moralmente educativo del sapere in quanto tale. L' idea, cioè, cara a tutta la tradizione umanistica occidentale, anzi cuore stesso di tale tradizione, che la Cultura, in quanto rivolta costitutivamente alla Bellezza e alla Verità, è in sé e per sé, in quanto tale, matrice decisiva di raffinamento etico e di crescita civile: non si può più essere barbari, insomma, una volta che si apra Virgilio o che ci si ponga a studiare l' algebra […] Il male [di questa impostazione pedagogica astrattamente progressista] è che mentre la Cultura e l' Istruzione lasciano liberi di formarsi la propria identità, cioè di costruire come si vuole, con i materiali messi a disposizione, i propri valori e la propria personalità,
viceversa l' Educazione perseguìta programmaticamente in quanto tale non può che essere prodotta in modo autoritario, adottando preliminarmente un modello di personalità, una determinata tavola di valori assunti a priori e calati dall' alto. Quei valori, solo quelli e non altri”.

Tornando, per concludere, a Hercule de Sauclières, io sostengo che il suo libro è l'opera di un uomo che difende la libertà e penso che i progressisti che lanciano facili accuse di oscurantismo rischiano spesso di fare come i pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati. E' già accaduto molte volte.



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