domenica 28 aprile 2024

Vito Mancuso: un esperto di vita interiore


Su Vito Mancuso ho scritto un commento non molto tempo fa. Purtroppo le pagine Facebook traboccano dei suoi pensieri, ed io posso superare lo choc che mi provocano solo commentandoli. I due passi che seguono mi hanno causato una seria allergia.

DISPOSIZIONE INTERIORE

"Il secondo risultato del lavoro interiore a custodia del nostro vuoto è la libertà. In particolare, la forma più preziosa di libertà: quella da se stessi. Tale libertà si manifesta nel comprendere che i nostri problemi hanno la loro radice per la gran parte dentro di noi, e non fuori di noi, come invece è portata d’istinto a pensare la mente ordinaria per la quale è sempre «colpa degli altri». A tale acquisizione però è possibile arrivare solo a patto di essere in grado di distaccarsi da sé e di oggettivarsi, facendo nascere in sé una sorta di dualità: da un lato un io soggetto che vede, dall’altro un io oggetto che è visto. Ed è esattamente in questo distacco di sé da sé che consiste la disposizione che io denomino libertà interiore".

IL LAVORO INTERIORE
«Se è vero, come osservava Pascal, che tutta l’infelicità degli uomini deriva dal non sapersene restare tranquilli in una camera, allora è altrettanto vero che la via della felicità consiste nell’imparare a starsene tranquilli nella propria camera. Ovviamente nella propria camera come avveniva nel passato, senza cellulare, computer, TV e altri dispositivi che trasportano la mente in giro per il mondo o peggio il più delle volte nella mente degli altri. Saper stare tranquilli in questo modo nell’autentica solitudine non è però per nulla facile e richiede un lavoro, quel tipo di lavoro su di sé che io chiamo lavoro interiore e che consiste in un intreccio di educazione spirituale, di analisi psicologica, di studio rigoroso e di disciplina etica. Il suo fine è l’adempimento del precetto delfico: «Conosci te stesso». O anche di quest’altra aurea massima dell’antica sapienza classica: «Dimostra di sapere chi sei». Il lavoro interiore ci mette in condizione di dimostrare a noi stessi chi siamo veramente, di conoscere qual è il nostro vero desiderio, di individuare la nostra passione dominante, di scoprire il nostro tesoro più prezioso».

Esiste da sempre dentro di noi un io che osserva l'altro io che agisce, e questa cosa si chiama semplicemente 'coscienza'. Ma a Mancuso piace arzigogolare per sembrare un filosofo vero. Fatto salvo il peso condizionante della Natura, considero una stupidaggine per niente originale questa sua affermazione: "Tale libertà si manifesta nel comprendere che i nostri problemi hanno la loro radice per la gran parte dentro di noi, e non fuori di noi, come invece è portata d’istinto a pensare la mente ordinaria per la quale è sempre «colpa degli altri". Questa è una interpretazione psicoanalitica che può reggere solo tra divani e poltrone di un salotto. Applicata alla vasta realtà in cui siamo immersi e che noi stessi costituiamo, si rivela come un antico e subdolo tentativo di nascondere coloro che ci opprimono.

Mancuso vende aria fritta. Il generico lavoro interiore che lui propone è un diversivo per non dire che oggi la nostra vera tragica condizione è di essere sommersi da valanghe di notizie false, che finiscono con il falsare la nostra intera vita, esteriore e interiore. Il nostro vero compito, che non è poi soltanto interiore, è di smascherare i falsari che ci avvelenano, al servizio dei Poteri Occulti e/o Costituiti, e di cercare la verità dei fatti. Senza la verità dei fatti, ricostruita con senso critico, il 'mondo interiore' che piace a Mancuso è solo una informe palude. Pascal qui non c'entra niente e viene tirato in ballo unicamente per puntellare un ragionamento che non sta in piedi.

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