domenica 14 gennaio 2024

Intellettuali italiani. Vito Mancuso, teologo


Vito Mancuso, assieme a Umberto Galimberti, a Paolo Crepet e a qualche altro originale pensatore, fa parte di un magnifico gruppo di maestri di vita. Questi sapientoni marciano compatti sotto la bandiera rappresentata dalla famosa massima 'essere e non avere' (bandiera ormai logora quanto l'altra, ancor più famosa: 'pessimismo della ragione e ottimismo della volontà') per ammonirci a coltivare la vita interiore e a non desiderare beni materiali, avanzamenti sociali, riconoscimenti e  privilegi. Però essi, che dovrebbero simpatizzare per il principio di Epicuro 'Vivi nascosto' (λάθε βιώσας) e per una vita di meditazione condotta in luoghi appartati e solitari, cercano costantemente l'attenzione del pubblico (forse lo fanno per il nostro bene) e sono sempre presenti su giornali, dibattiti televisivi, università, convegni, eventi e social network. Proprio scorrendo le pagine di Facebook, mi sono imbattuto in molti luminosi pensieri di Mancuso. Ho scelto di commentare questa perla.
 'Un essere umano cambia quando cambiano i suoi desideri la cui somma si chiama speranza, i quali, invece di tendere verso i bisogni, salgono e divengono aspirazioni, così che, invece di sentire il desiderio irresistibile dell’ennesimo paio di scarpe o di una borsa o di una camicia, o di una carica o di un riconoscimento o di un applauso, inizia a sentire il desiderio di meno scarpe, meno borse, meno camicie, meno cariche, meno riconoscimenti, meno applausi, meno tutto, solo cose vere, per favore, solo cose e persone vere, per favore: musiche vere, pagine vere, amici veri, relazioni vere. Vita autentica".

Il commento che ho scritto su Facebook è il seguente.
In questa sbrodolatura di Mancuso si aggrovigliano così tante banalità, che dipanarne la matassa è impegnativo come giocare con lo shangai. La prima affermazione, intanto, ha una logica alla rovescia. E' come dire, con una infantile inversione di causa ed effetto, che un uomo è vecchio quando ha i capelli bianchi. La logica vuole che i desideri di un uomo cambino quando cambia qualcosa nel suo modo di vivere, nel suo lavoro, nel suo carattere. Non si costruisce un palazzo iniziando dall'ultimo piano. Poi non è vero che i desideri di una persona sono buoni, come scrive l'autore, solo quando, lasciando da parte i bisogni, salgono verso l'alto e diventano aspirazioni. Mancuso trascura il fatto che l'attività di gran parte degli esseri umani tende a soddisfare solo i bisogni elementari e che questo sforzo e questa fatica sono già vita vera, vita autentica, che si intreccia, o si può intrecciare, con amicizie vere, cose vere e persone vere (per usare il vuoto linguaggio di questo esperto di vita interiore). Egli non comprende che la vita di chi conduce una esistenza elementare, di chi lotta semplicemente per sopravvivere, ha già un alto significato morale.  La bella immagine che sintetizza questo significato può essere la croce d'olio che una volta facevano sul pane i contadini poveri. Se Mancuso, poi, voleva criticare lo spirito consumistico di coloro che aspirano a un ennesimo paio di scarpe o a essere applauditi (ma la gente comune non ha di queste smanie), doveva partire da altre premesse, fare un ragionamento più rigoroso, usare parole meno vaghe, individuare con precisione le persone a cui rivolgersi. Ma Mancuso non intende combattere veramente il consumismo, cioè la mercificazione dell'uomo; per farlo, dovrebbe combattere a viso aperto contro tutta la società moderna, così come è organizzata da poteri forti e schiaccianti, e non limitarsi a promuovere, come è di moda oggi, uno spiritualismo vuoto e innocuo.

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