martedì 10 luglio 2018

Lettera di Roberto Saviano al Fatto Quotidiano.


Ho molto apprezzato l’editoriale odierno di Marco Travaglio. Con equilibrio e precisione ridimensiona gli argomenti delle “magliette rosse” per i migranti e, senza nominarlo, anche quelli della goffa lettera di Roberto Saviano, pubblicata ieri lunedì 9 luglio.
Tuttavia gli insulti di Saviano al ministro Toninelli (burattino, caricatura di ministro, persona spregevole, becera ambizione di potere, ecc.) non dovrebbero rimanere senza risposta.
Ricordo il video in cui l’indimenticabile Vittorio Arrigoni, nel 2010, un anno prima di essere assassinato, contestava a Saviano il suo entusiasmo per il modo di vivere israeliano e il suo silenzio sulla politica di quel paese nei confronti dei palestinesi. I ragionamenti di Arrigoni erano pacati, fermi, stringenti, senza la minima offesa, anzi quasi amichevoli.
Invece Saviano scrive contro Toninelli una lettera violenta ed esagerata.
Questo predicatore pieno di enfasi crede forse di incarnare la coscienza del mondo, di essere un nuovo Savonarola?
Lo ammirerei se fosse coerente. Già vivere da anni protetto dalla scorta, oltre ad avere allentato il suo legame col mondo reale (come dimostra la sua prosa esaltata), rappresenta, secondo me, una grande contraddizione. Uno che si è data la missione di difendere sempre e comunque la vita umana (ma coi palestinesi non l’ha fatto) non dovrebbe accettare di essere protetto da una scorta armata pronta a uccidere per lui. Vittorio Arrigoni non aveva scorta. Se si vuole fare prediche francescane ed essere preso sul serio, bisogna vivere come San Francesco e parlare con umiltà di cuore e non con superba arroganza.

1 commento:

francesca ha detto...

Bravo, Arrigoni va ricordato ogni volta che si parla di Saviano. Però chiedergli di rinunciare alla scorta per accettare anche la morte, è chiedere tanto!