martedì 12 settembre 2017

Il professor Piero Sarti Fantoni mantiene viva la memoria del passato.

Piero Sarti Fantoni è un docente universitario in pensione, oggi ottantenne. Quando aveva sette anni, nel 1944, il 10 aprile, suo padre e suo zio furono trucidati dai tedeschi, assieme ad altri cinque uomini, a Morlione, località nel comune di Vaglia, a nord di Firenze. Quella strage è ricordata oggi dal bellissimo monumento creato da Marcello Fantoni, famoso scultore e ceramista, fratello adottivo del professor Piero. Questi, rimasto orfano, fu infatti adottato dalla famiglia Fantoni, Renato e Beatrice.
Il professor Piero ha passato anni della sua vita a raccogliere documenti perché le istituzioni ricordassero l’eccidio di Morlione e per promuovere il processo agli ufficiali tedeschi che lo avevano ordinato: Erich Koepope, Helmut Odenwald, Karl Friedrich Mess. Il processo si tenne a Verona nel 2011.
Assieme al culto della verità e della giustizia, il professor Piero ha mantenuto  vivi nel corso di tutta la sua vita l’affetto, la gratitudine e l’ammirazione per i genitori adottivi.
Renato Fantoni (1894-1954) fu un intellettuale antifascista e un partigiano liberale; nel dopoguerra, fu assessore alla casa, a Firenze, nella prima giunta comunale guidata dal sindaco Gaetano Pieraccini. A lui è intitolata una strada della città. Negli anni recenti, grazie all’azione del professor Piero, che ha ritrovato nel proprio archivio un importante documento, si è conosciuto un altro aspetto della personalità generosa ed eroica di Renato Fantoni e della moglie Beatrice. Durante l’occupazione tedesca, avevano dato ospitalità in casa loro all’ebreo Eugenio Artom, che in seguito sarebbe diventato un personaggio noto della politica nazionale, a sua moglie Giuliana Treves e al maggiordomo Amedeo.
Il documento ritrovato è una bellissima lettera, della quale ho potuto leggere il commovente autografo, scritta da Giuliana Treves a Renato Fantoni il 26 febbraio 1951:
“Caro Fantoni, nella tremenda affannosa estate del ’44 vi prodigavate tutti, cara famiglia Fantoni, per le tante imprese avventate ed eroiche, per le tante stringenti necessità quotidiane, per dar soccorso aiuto e incoraggiamento a tanti, che non so se vi siete resi conto, nel generoso calore della vostra umanità, che alla moglie del vostro amico Eugenio che conoscevate appena e che gli eventi degli ultimi anni avevano immerso in uno scoramento totale senza luce, la vostra accoglienza così immediata, affettuosa e senza riserve, oltre alla salvezza materiale ha ridato, col vostro esempio, anche la fede nella fratellanza umana. Per questo m’è rimasto e sempre rimarrà nel cuore l’immagine soave del dolce viso pallido dal sorriso luminoso della signora Bice, e questo ricordo commosso e grato in eterno lo voglio ripetere oggi”.
Nel settembre 2016, lo Yad Vashem (Ente nazionale per la memoria della Shoah) ha attribuito la medaglia dei giusti fra le nazioni a Renato e alla moglie Beatrice, “i quali, durante il periodo dell’Olocausto in Europa, hanno messo a rischio la propria vita per salvare ebrei perseguitati”.
Il 30 marzo scorso, nella Sinagoga di Firenze, la medaglia è stata consegnata al figlio Piero.

1 commento:

francesca ha detto...

Molto commovente! Il monumento peró non mi piace