Pochi giorni fa, durante un dibattito televisivo, la senatrice Barbara Lezzi, del Movimento 5 Stelle, ha detto che criticare il governo Conte, di cui i parlamentari 5 Stelle sono i maggiori sostenitori, è un atto di sciacallaggio.
Io non mi aspetto più niente dai 5 Stelle, se non azioni inconsulte e servili, da quando, nell’agosto scorso, sono passati all’alleanza con il Partito democratico e con Matteo Renzi, tuttavia sentire dalla viva voce della Lezzi la parola “sciacallaggio” riferita alle critiche che gli oppositori muovono al governo è stato per me più istruttivo di un manuale di psicologia, più illuminante di un trattato di sociologia e, direi anche, più divertente di un romanzo.
Ma come? Barbara Lezzi, che sembrava una donna barricadiera, personaggio importante di un movimento che aveva promesso di eliminare la casta dei politici al potere e aprire il parlamento come una scatola di tonno, si è appiattita sul più trito scialbo e insignificante linguaggio dei democristiani di una volta, dei piddini di oggi e dei politicamente corretti di sempre?
Quanto ho sbagliato a dare il voto a questa banda di ignoranti arrivisti! Hanno venduto la loro coscienza per una buona posizione e un ottimo stipendio, raggiunti solo grazie alla promessa fatta a milioni di cittadini sfiduciati e disperati di realizzare imprese politiche coraggiose e decisive. Ma per far questo i 5 Stelle non avevano né le idee né la cultura né la convinzione morale.
Il fallimento del Movimento 5 Stelle ha un significato storico perché dimostra che il popolo italiano non ha più risorse morali, dal momento che anche questa ondata di politici nuovi provenienti dal cuore e dal fondo della società civile con in mano la bandiera di una vera democrazia si è rivelata senza coraggio, corruttibile e smaniosa di entrare a far parte anch'essa della casta tanto vituperata. Per chi conosce un po' di storia, questo è un film già visto e rivisto tante volte.
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