sabato 3 giugno 2017

Bestiario governativo n. 1.

Una giornalista ormai anziana si conserva e parla come una bambola. Ha labbra gonfie e lunghe come due lumaconi. Il viso truccato sembra non avere concretezza, come se fosse disegnato su un foglio, slavato come un biglietto di banca dimenticato nella tasca di un pantalone messo in lavatrice.
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Un noto giornalista televisivo recita le notizie in modo pomposo e verboso, accompagnandole, quando gli sembra il caso, con didascalici commenti moraleggianti. Per non far dubitare della sua professionalità, che sbandiera in continuazione, pronuncia i nomi stranieri con aspirazioni straordinarie che devono costargli un notevole sforzo polmonare (“Il presidente Hhhhollande”).
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Una giornalista di TV e carta stampata, finché ha parlato e scritto poco e in termini generici, è sembrata abbastanza gradevole, ma quando ha voluto affrontare questioni particolari, non ha potuto nascondere la sua insopportabile mediocrità. La voce querula, i capelli lisci da servetta e gli occhi inespressivi come cocci di bottiglia sono venuti in primo piano.
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Un giovane giornalista è emerso all’improvviso dalla massa anonima dei commentatori sportivi e ha acquistato notorietà, superando i suoi colleghi più composti, perché accompagna le azioni degli atleti con alte grida di artificiosa esultanza. La voce è sguaiata e il ciuffo da guappo fa pendant con le borse che i pantaloni troppo lunghi fanno all'altezza delle ginocchia.
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Un intellettuale ormai vecchio ma sempre in grande attività ha il fisico ancora snello e compassato di un cavalier servente e la faccia liquefatta in un sorriso da vecchia checca. Ha maniere affabili e conversazione gradevole, ma, sotto i modi cerimoniosi, si sente la volgarità delle sue idee e dei suoi principi raccogliticci.
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Il giornalista che assomiglia a una tartaruga preistorica sta seduto con la fissità di un buddha, mentre dalla boccuccia gli scivolano fuori generiche fesserie buone a tutti gli usi.
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E’ un politico ancora giovane, con un eterno sorrisetto che sembra un ghigno e una vocina  che penetra senza pietà, come il sibilo di una pentola a pressione. Il viso ha una conformazione che lo fa assomigliare a una cavalletta vista al microscopio.
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E’ un giornalista che partecipa ai dibattiti televisivi solo da qualche anno. L’aria stralunata e il parlare vacuo ricordano il soldato sbandato di Rocca Sabina, interpretato da Franco Giacobini, nel film Il Federale, che ripete urlando: “Ahò, io nun so niente!”.

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Il ministro Graziano Delrio, con la sua aria elegantemente melanconica e la sua barbetta da intellettuale, sembra un personaggio di Anton Cechov: uno di quegli sfibrati gentiluomini di campagna che hanno studiato a Mosca o a Pietroburgo, coltivando grandi sogni e giovanili entusiasmi, e ora passano con rassegnazione l'età matura e la vecchiaia nelle loro proprietà, che vanno lentamente in rovina. Però il ministro Delrio sembra tutt'altro che rassegnato.

2 commenti:

francesca ha detto...

Dicci i nomi!!! :) Ne ho indovinata solo una

Marianna D'Alfonso ha detto...

Io due, forse. Altri mi pare di averli sulla punta della lingua... o sulla punta degli occhi!